Regia di Alexander Mackendrick vedi scheda film
“Amo questa sporca città!” esclama J.J. Hunsecker guardandosi intorno in una New York brulicante e iperaffollata, squallido inferno urbano dominato da arrivismo e corruzione. Hunsecker (Burt Lancaster) è un giornalista influente e temutissimo, autore di una rubrica, “Gli occhi di Broadway”, attraverso la quale ha il potere di promuovere o distruggere qualsiasi carriera all’interno del mondo dello spettacolo newyorkese. Quasi invisibile, si muove attorno a lui come un fantasma il suo galoppino, Sidney Falco (Tony Curtis), piccolo e furbo agente pubblicitario che si procura da vivere cercando di vendere alla rubrica di Hunsecker clienti e locali da pubblicizzare. Il potente Hunsecker non vuole che la giovane sorella, per la quale prova un affetto morboso e possessivo, sia fidanzata con un promettente chitarrista di un gruppo jazz, e così chiede a Falco di creare uno scandalo che rovini la carriera del ragazzo.
Sweet Smell of Success, Il dolce odore del successo. È il titolo originale del primo film diretto a Hollywood dall’inglese Alexander Mackendrick sotto l’egida produttiva di Burt Lancaster. Potente atto di accusa contro il lato perverso e ambiguo del giornalismo, ma anche e soprattutto un ritratto lucido e spietato di una città putrida. Attraverso carrellate vertiginose e con l’aiuto della splendida fotografia di James Wong Howe, Mackendrick ci immerge in una metropoli notturna e caotica, illuminata dai neon luccicanti delle insegne pubblicitarie e attraversata dai rumori delle auto e dalle note jazz di Elmer Bernstein. L’ambiente perfetto in cui muoversi per piccoli o grandi pescecani dalla squallida morale, pronti a divorarsi tra di loro perché “cane mangia cane”, come recita la filosofia spicciola e immorale di Sidney Falco. Un mondo dove tutto si compra e dove tutti sono in vendita, popolato da viscidi ricattatori, miserabili calunniatori o ragazze “concedibili” per una notte in cambio di favori. E, nell’America che ancora subiva il maccartismo, per affondare la carriera e l’integrità di un uomo basta accusarlo di essere un “intellettualoide” di sinistra, dedito alla politica ed all’uso di marijuana. L’amoralità del personaggio è smascherata soltanto da un giornalista rivale, che definisce Hunsecker come uno che “ha la coscienza di uno scarafaggio e i principi morali di un gangster”.
Il rapporto tra i due protagonisti (interpretati da un Lancaster freddo, glaciale e mefistofelico, coraggioso per come tratteggia di sottrazione il suo perfido personaggio e da un Tony Curtis che delinea una interpretazione nervosa e ammirevole) è il vero fulcro morale del film. “Il signor Falco è un agente pubblicitario affamato e assolutamente all’altezza del suo viscido mestiere”, dice Hunsecker dileggiando il suo tirapiedi. Massimo Sebastiani e Mario Sesti, nel loro saggio Delitto per delitto, parlano giustamente di "due protagonisti dallo spessore shakespeariano: Lancaster, il giornalista-imperatore che come un monarca incestuoso scruta la propria città corrotta; Curtis, il servo-giullare che sogna di pugnalare il suo padrone per prenderne il suo posto”. Entrambi finiranno sconfitti, entrambi perderanno qualcosa in un finale buio e spietato come la notte di New York.
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