Regia di Alessio De Leonardis, Fabrizio Moro vedi scheda film
Un padre che non c'è più, ucciso a colpi di arma da fuoco. Una madre (Vitale) che ne ha ereditato soltanto i debiti. Così a Giorgio (Ferrara), talentuoso pugile in odore di professionismo, non rimane che darsi alla cocaina e ad amicizie poco raccomandabili nella periferia degradata del Quarticciolo di Roma. Eppure, a credere in lui c'è Massimo (Marchioni), buono e onesto padre di famiglia prima ancora che trainer, che - vedendo nel ragazzo quello che lui avrebbe potuto essere e non è stato - si immola per una causa che sembra persa fin dall'inizio e che avrà conseguenze imprevedibili.
Cresciuto in una delle borgate più degradate della capitale, nella quale - peraltro - gli è anche stata dedicata una statua, il cantante Fabrizio Moro esordisce al fianco di Alessio De Leonardis (già autore di Sarò Franco, documentario per il quale non si smaniava per l'attesa, dedicato al pornoattore Franco Trentalance…) con un'opera corriva, nella quale il personaggio di Marchioni è l'alter ego di un padre che non c'è stato e in cui lo sport è usato come scontatissima metafora di riscatto sociale. Una regia accorta e le scenografie urbane - riportate, chissà perché, al 1997 - non riscattano un film destinato all'oblio precoce, sideralmente lontano da capolavori sullo stesso tema come Million Dollar Baby o Cinderella Man.
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