Regia di Alessio De Leonardis, Fabrizio Moro vedi scheda film
"-Lo sai perché metto sempre le mani dentro al ghiaccio? Perché ogni volta che lo faccio mi sento bene con me, e sento che per oggi ho fatto tutto quello che potevo fare: ho lavorato, ho sofferto, ho combattuto...Il dolore che sento ogni volta che metto le mani qua dentro, mi ricorda che mi sono guadagnato un altro giorno da vivere su questa Terra... come si deve...il ghiaccio Giò..."
Nella Roma dei quartieri popolari di fine '900, ove la boxe costituisce ancora per molti giovani senza prospettive, almeno un credibile sogno di riscatto da una vita troppo legata alle tentazioni della malavita, il giovane Giorgio sogna semplicemente di potersi scegliere un futuro onesto tutto suo, ma un debito contratto dal padre, non a caso ucciso in un agguato qualche tempo prima, non gli lascia scampo.
Ci prova l'ex pugile Massimo a provare a regalare una chance di successo, intravedendo in quel ragazzo un po' ombroso e riservato, le doti nascoste di un probabile campione.
Ma non sarà facile persuadere Giorgio a combattere per farsi un nome, e, anche quando il successo comincerà a riscaldare gli animi, il conto da saldare che la malavita attende al varco, segnerà per sempre i destini di gente non solo innocente, ma anche totalmente estranea all'origine di quei debiti pregressi.
L'esordio in regia del cantautore romano Fabrizio Moro, coadiuvato per l'occasione da Alessio De Leonardis, avviene con una storia di borgata che risulta perfettamente coerente con il mondo delle canzoni del celebre autore, da sempre concentrato a cantarci i drammi della vita nel centro storico e nelle periferie della capitale.
E appaiono pure motivati ed in parte i due protagonisti, Giacomo Ferrara nei panni del giovane pugile Giorgio, devastato dalla perdita del genitore, così come Vinicio Marchioni, molto a suo agio nei panni di Massimo, allenatore che ha rinunciato alla carriera a favore della famiglia e si prodiga per dare una possibilità al suo allievo Giorgio, nel quale intravede una parte di se steso che tenta di riscattarsi da una carriera solo promettente, naufragata anche per mancanza di determinazione.
E il film appare anche girato con un certo criterio, oltre che con l'intento di piacere a tutti i costi e farsi spazio nel cuore dello spettatore, avvinto da una storia che non può ricordare, per dinamiche e drammaticità di eventi, quella di un alternativo eroe popolare romano alla Rocky Balboa.
Poi, nel suo epilogo, la scelta di privilegiare il tocco melodrammatico, porta purtroppo il film a svilirsi nella retorica più scontata e buonista che compromette in modo rilevante il risultato di un'opera concepita certo (e non c'è nulla di male) con l'intento di farsi apprezzare a tutti i costi, anche al punto di rischiare di scadere nel patetismo fuori controllo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta