Regia di Alessio De Leonardis, Fabrizio Moro vedi scheda film
Giorgio Orsini è un pugile di borgata a una sola vittoria dall’accesso al mondo del professionismo. Massimo il suo allenatore, che in Giorgio vede l’opportunità per realizzare quel sogno al quale rinunciò molti anni prima ‘per mettere su famiglia’. Giorgio ha anche numerosi debiti con la malavita locale. Debiti ereditati da un padre che venne assassinato qualche anno prima.
Difficilmente se avete apprezzato Romanzo Criminale – La serie e Suburra, entrambi diretti da Stefano Sollima, non riconoscerete le medesime ambientazioni e ‘i tipi dai quali stare alla larga’. Le frequentazioni che possono tornare utili e quelle che ti vogliono usare. Fabrizio Moro, cantautore originario di San Basilio, periferia nord est della capitale, che ha molto frequentato i medesimi ambienti, ha subito voluto diradare i dubbi su chi siano i due protagonisti perché in Giorgio e Massimo, rispettivamente Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni, che a Sollima devono il loro successo mediatico, sono prima di tutto lo specchio nei quali lo stesso cantautore si riflette, oltre alla faccia della medesima medaglia. Uno a un passo dal perdersi e l’altro l’amico al quale aggrapparsi.
Nella pellicola diretta a quattro mani assieme all’amico Alessio De Leonardis, da molti anni al fianco di registi del calibro di Daniele Vicari, Moro inscena quindi sia la tragedia del pugilato come metafora di riscatto e ancora di salvezza, ma soprattutto il degrado sociale della periferia e l’abbandono della via maestra a favore di scelte più semplici.
Abili nel tratteggiare i protagonisti sia Ferrara che Marchioni, questa volta in ruoli molto differenti rispetto ai personaggi che li avevano lanciati, saltano a piè pari la barricata della legalità posizionandosi con ogni probabilità sul lato più difficile ma probabilmente giusto. Da vedere se amate le narrazioni sportive come valvola di riscatto miste al lento incidere della vita di tutti i giorni.
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