Regia di Taylor Hackford vedi scheda film
Solo discreto e nulla più. Sarà stato il limitato coinvolgimento, sarà stata la prevedibilità di alcuni risvolti della trama, sarà colpa del pastiche di generi tra loro mal amalgamati... però mi aspettavo veramente di più da questo film. Le scene che funzionano sono quelle con i vari membri della squadra di negoziazione. Il rapimento e la prigionia non sono, infatti, sufficientemente ricchi di pathos, per non parlare dell'evidente calo di ritmo e della noia latente in alcuni momenti, soprattutto quelli con Meg Ryan. Un vero peccato. Un'occasione persa.
La storia è verosimile, ma non è nulla di eccezionale. Vi sono certamente altri film che affrontano temi analoghi e che sono meglio realizzati. I personaggi mi sono sembrati abbastanza anonimi e tutta la responsabilità è quindi demandata all'interpretazione degli attori.
Danny Elfman svolge il proprio compito senza infamia e senza lode. Tuttavia in altre occasioni ha dimostrato di saper fare di più, tanto che dubito che questo possa essere annoverato fra i suoi lavori migliori.
Avrei approfondito maggiormente la tematica legata all'ELT. La prigionia e l'angoscia dei famigliari avrebbero dovuto essere assai più coinvolgenti. Quindi il film avrebbe indubbiamente tratto vantaggio da una necessaria riscrittura di certi personaggi e dai volti differenti di attori più adatti (in particolare, mi riferisco alla moglie).
L'eterno ritorno dell'uguale. In ogni film pare scegliere sempre e solo il medesimo ruolo, recitandolo come se stessa. Pertanto questa Alice Bowman è un pesce fuor d'acqua, più adatta a una commedia che a un film drammatico.
Se il film si salva è solo grazie a lui, perfettamente in parte. La qualità generale, infatti, aumenta esponenzialmente quando in scena vi sono solamente Terry Thorne e la sua squadra. Con diversi comprimari, più efficaci e convinti, il tutto avrebbe avuto un maggiore potenziale e un'acuta professionalità.
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