Regia di Taylor Hackford vedi scheda film
“Rapimento e riscatto” è un film dai ritmi altalenanti, ma sempre interessanti. Narra di un simil-missionario, Peter Bowman, andato in un paese dell’America del Sud per progettare una diga che permetta alle popolazioni indigene di vivere sensibilmente meglio. Le cose, inizialmente compassate e lineari, finiscono per precipitare. Quasi contemporaneamente, Peter finisce per litigare con la moglie, essere rapito da un gruppo di guerriglieri (che in nome della libertà rapiscono stranieri per chiedere riscatti) ed essere abbandonato dalla società che lo ha “inviato” in quel luogo, semplicemente perché qualcuno ha pensato bene di tagliare i fondi per la tutela di eventuali sequestri. La moglie di Peter, Alice/Meg Ryan aiutata dalla cognata, cerca una soluzione. Inizialmente l’agente speciale Terry Thorne/Russel Crowe sembra poterla aiutare, ma quando le cose precipitano e quest’ultimo non rientra più, per i motivi suddetti, nei libri paga della società, Terry decide di abbandonare la missione. Prevarranno però il senso civico e l’attrazione per Alice e alla fine sarà proprio Terry, da privato, a fare il negoziatore che risolverà (ovviamente) il caso, riportando a casa Peter.
Fin qui la trama, avvincente e, come anticipato, cadenzata come si deve. Sul valore della pellicola inoltre influiscono positivamente le magnifiche location ed alcune scene di dialogo.
Rimane però un film che dalla sua parte non ha altro che il ritmo. Sicuramente un valore aggiunto per un thriller, ma sicuramente un sintomo di pochezza generale, soprattutto in fase di sceneggiatura. Ci si riferisce, in particolare, ad alcune sottotrame lasciate sospese, come fili che anarchicamente fuoriescono da una matassa: ad esempio la ragazza che fornisce il fondamentale indizio nella parte finale, la scarsa caratterizzazione del collega di Crowe (altrettanto fondamentale per le sorti), oppure il ruolo (del tutto, erroneamente, marginale) dell’agente segreto “locale” affidato di diritto all’agente Fernandez, avrebbero meritato una trattazione più articolata e magari di essere riprese nel prosieguo. In pratica il film sembra essere motivato dal motto “Crowe contro il mondo”. Qualcosa che non si vedeva dai tempi di Rambo (ma col plot che, all’epoca, ne giustificava l’essenza). Ed è qualcosa che in “Rapimento e riscatto” storpia, anche per un superdivo come Crowe.
Da segnalare inoltre la solita stucchevole interpretazione dello stesso Crowe (la cui fama sembra sempre più essere inversamente proporzionale alla bravura) come contraltare all’ennesima prova di David Morse (Peter), ennesima, ottima, prova. Per concludere, un finale che lascia un punto interrogativo enorme sul futuro dei personaggi. Un punto interrogativo mai così fuori luogo.
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