Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Dopo aver razzolato premi in ogni angolo del globo, tra cui il prestigioso Gran Premio della Settimana della Critica del Festival di Cannes, l’ultimo riconoscimento possibile per “Amores Perros” era la nomination all’Oscar, ed è arrivato, puntuale, anche quello. Duro, a tratti sconvolgente, “Amores perros” è un trittico che prende forma a partire da un violento incidente d’auto, dopo un’estenuante e adrenalinica gimkana tra le vie di Città del Messico. Il primo episodio si svolge all’interno di una famiglia dei sobborghi; Octavio vuole fuggire con la moglie del fratello violento e raggranella i soldi per la fuga facendo combattere il suo cane Cofi. Daniel è il direttore di una rivista patinata che lascia moglie e figlie per vivere con una famosa modella e il suo barboncino. El Chivo è un ex terrorista, che vive con un branco di randagi come un barbone, facendo il killer su commissione e il cui unico desiderio è lasciare un piccolo gruzzolo alla figlia abbandonata anni prima. Tre episodi sapientemente cuciti insieme dall’incidente, attraverso calibrati scarti temporali, con lo spettatore lanciato subito nel crudele mondo del combattimento dei cani e una regia che ad ogni episodio muta pelle, cambia stile. Un film tra Altman e Tarantino, il cui vero centro di gravità si scova nella problematicità e nell’assenza della figura paterna che, insieme all’amore per i cani, segna tutti i personaggi.
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