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Amores perros

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Amores perros

di Dying Theatre
4 stelle

L'esordio mainstream del messicano Alejandro González Iñárritu è un melodrammone iettatorio e moralisteggiante, interamente retto sull'accumulo di disgrazie, scene madri e grand guignòl, e fastidiosamente permeato d'una sgradevole patina fatalistico-filosofica (d'accatto) alla "chi-la-fa-l'-aspetti" con una venatura di "chi-rompe-paga" e, nondimeno, una spruzzatina lieve di "non-fare-agli-altri-ciò-che-non-vuoi-sia-fatto-a-te". Insomma, più che un'opera cruda e realistica sul Messico di oggi, una ramanzina colpevolizzante a casa della bisnonna Berengarda. Quella di Inarritu è, in molti casi, autentica pornografia dello sguardo, voyeurismo etic(izzat)o muffo e medievalista, compiaciutissimo campionario di orrori, mutilazioni, sfregi e tradimenti. Tutti, profondamente, 'meritati'. Più che di cinema è lecito parlare di libello inquisitorio ed evangelizzatore; sì, in fin dei conti siamo di fronte ad un'operazione simile, per pregiudizio e disonestà, a quella compiuta a suo tempo con l'horror cristo(il)logico gibsoniano "The Passion". Dunque se tradisci sarai tradito, se rubi sarai derubato, se uccidi sarai ucciso e, dulcis in fundo (e cosa più aberrante di tutte) se sei avvenente subirai la perdita dolorosa e cruenta di tale attributo. Chè è, chiaramente, Colpa. Manca solo la Donna che partorirà con Dolore (anzi, c'è!), il militare gay e l'orfanello che diventa principe. Ma diamo credito ad Inarritu... ora lavora ad Hollywood, e col tempo, siam fiduciosi, riuscirà a fare di molto peggio.

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