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Amores perros

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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Debussy

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La recensione su Amores perros

di Debussy
8 stelle

La metropoli è inseguimento ed adrenalina; è sterzata secca, pistola carica e ferita da arma da taglio. E’schianto mortale, o una vita perfetta che si spezza e tramuta in un secondo. La metropoli campa di espedienti o di privilegi, di studi televisivi e rapine in farmacia, alta finanza o combattimenti tra cani. E’ l’occhio iniettato di sangue della legge del mercato; il denaro che non ha odore, ed ha in bocca il sapore della carne dilaniata. La metropoli è un cuore che pulsa, e pompa ossigeno ad un intreccio di storie e vasi sanguigni, di mani che uccidono e sessi che scopano; di azioni che avanzano e si ritraggono; unità temporale che flette, si spezza e si ricompone come un puzzle. La metropoli è paura sottopelle nello spazio scenico; è il degrado del paesaggio urbano, o l’horror quotidiano della prigionia a due in un appartamento borghese, con mondi misteriosi ed osceni nei bassifondi della città, o sotto la superficie di un parquet. La metropoli è mutuo soccorso e tortura reciproca di una coppia alla deriva, il buco dell’incomunicabilità e della sofferenza che ti inghiotte giorno dopo giorno. La metropoli è sinfonia del dolore: è senso di colpa e speranza di riscatto; è l’assenza di un padre o di una stella polare; il tradimento di un coniuge ed il delitto in famiglia; il denaro “lenone universale” e misura di tutto; l’illusione di una fuga passionale, oppure quella di un ideale cui sacrificare tutto, moglie e figlia compresa. La metropoli è un atto d’amore puro e gratuito, ripagato vedendoti sbranare quanto ti è rimasto di più caro, metafora di quanto molte volte avviene anche tra gli umani. Eppure, anche il cane più feroce, nella sua animalesca sincerità, è più innocente della ordinaria ipocrisia che ci portiamo appresso. La metropoli è la ferocia inaudita di chi non ha conosciuto altro rifugio , ed altra maestra, della violenza. La crudeltà come riflesso pavloviano. La metropoli è l’insostenibile durezza del caso e del caos, insostenibile alla vista come un animale agonizzante o un’esistenza andata a male. E’ un incidente come fil rouge di molte vite, che si sfiorano ma non si toccano davvero, che si scontrano, ma non si incontrano, proprio come nel quotidiano di una grande città. E’ l’incrocio di molte strade, e tutte egualmente pericolose. La metropoli infine è un’altra possibilità che ci è data. Il sangue lavato, una verità rivelata in segreteria, ed un conto (forse) saldato. Ed un barbone rasato e ripulito che si allontana malinconico all’orizzonte, come il vagabondo di Charlie Chaplin. Al dunque, la metropoli vive di vita propria. La nostra. 

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