Regia di Adam Shankman vedi scheda film
Lei è una donna in carriera: organizza matrimoni per coppie danarose, e ovviamente è single. Lui la salva da un incidente e scocca la scintilla. Ma lei sta curando le nozze della ragazza più ricca di San Francisco, e chi è lui, se non il promesso sposo? Quali spassosi equivoci avrebbero architettato, con un simile spunto, vecchie volpi come Lubitsch, Hawks o Wilder? Bei tempi. Pamela Falk e Michael Ellis, sceneggiatori di “Prima o poi mi sposo”, dovrebbero pagarci per averli citati nella stessa pagina di quei tre geni. Il loro copione è da querela. Adam Shankman, coreografo all’esordio nella regia, sfodera un labirintico piano-sequenza in apertura e poi si beve il cervello: scene troppo brutte per essere vere, un finale alla “Laureato” distrutto da errori di montaggio da analfabetismo filmico. È incredibile come gli americani non sappiano più scrivere né girare le commedie. Ed è incredibile che un simile film sia balzato in testa al box-office: a Hollywood, forse, infuria la mucca pazza. E se vi sembra una battuta su Jennifer Lopez, affari vostri: pur nella sua modestia, è l’unico motivo per vedere il film. Paragonata a Matthew McConaughey, sembra Greta Garbo. Chiude il cerchio un doppiaggio demenziale. Forse sarà il peggior film del 2001.
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