Regia di Karyn Kusama vedi scheda film
La Bambi delle ferriere di “Flashdance”, per uscire dal bozzolo, balla e vola sulle note, la scontrosa e rissosa Diana (l’esordiente Michelle Rodriguez) incrocia i guantoni su un ring. Un gancio al padre violento e autoritario, un diretto ai palazzoni popolari di Brooklyn, un uppercut alla scuola e alle sue compagne, un ko tecnico per Adrian, l’amore incontrato in palestra. La sceneggiatrice-regista Karyn Kusama, una debuttante, è rapita dallo sguardo irresistibile della sua protagonista (alcune delle inquadrature più riuscite di tutto il film), dal sudore degli allenamenti e degli incontri, dagli odori della cucina e dei piatti di casa Rodriguez, dalla disillusione composta del maestro di boxe, Hector, dalle carezze mancate e chiuse in un pugno. Il piccolo romanzo di formazione, con frequenti cedimenti didascalici, è un training faticoso: tanti giri di pista, affannarsi intorno a un sacco, imparare a colpire, difendersi e incassare in velocità, attaccare con rabbia e non ricordare. Il dolore di una madre suicida, i lividi di un match, la necessità di mettere al tappeto (lo snodo più fasullo del plot) proprio il ragazzo di cui si è innamorata, mentre il gong conta i round di un giorno come un altro.
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