Regia di Dan Kwan, Daniel Scheinert vedi scheda film
Un film piccolo. Minuscolo: come noi persi nell’universo quello vero, nel nostro verso insomma, ma per altri "versi" lo immagino ancora più insignificante, impercettibile. Fatto sta che sempre nel nostro, di verso, ha beccato Oscar e nomination a gogò, probabilmente da una giuria proveniente da un altro sistema solare, dove magari i Lumière, o chi per loro, devono ancora arrivare.
Assurdo, ma avvenuto veramente, a significare che la multiversità è possibile, e cioè che qualcosa di elementare, rozzo, sempliciotto, col trucco posticcio da circo di periferia, riesca a rimbambire critici e pubblico chiudendoli nello sgabuzzino parallello a quello dove, invece, si potrebbe girare grande cinema.
Soluzioni mutuate da Limitless o ancora più indietro: De Broca, appena nel ’73, in Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo già passava allegramente per multiversi come pretendono ora i novelli The Daniels, che oltre alle cineserie, al kung fu di serie C, ai costumini davvero grotteschi, a soluzioni che vorrebbero andersoniane ma che sfiorano appena il mondo di Wes, ad un’apparente frenetichezza di montaggio in realtà statica, anche quando evoca diverse location e layout da playstation, si ripetono per infiniti 140 minuti coi quali probabilmente tanti altri avrebbero iperbolicamente fatto girare il pubblico per una decina di multiversi reali.. quello che riesce meglio, alla fine, è l’universo coi sassi, dove si discute di mer**a probabilmente riferendosi ad un Everything pietrificante visto in sala.. Ci sarebbe da tirarli in realtà (i sassi), ma si getteranno dalla rupe in autonomia, come avremmo sperato anche da parte di questi due registi i quali mai, immagino, nel peggiore, schizoide e più paranoico dei multiversi alternativi, avrebbero sperato di poter vincere un Oscar come miglior film e fare incetta di premi e premini.
Giuro, ancora non ci credo..
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