Regia di Dan Kwan, Daniel Scheinert vedi scheda film
So come mai questo film ha tanto entusiasmato Spielberg ed è la stessa ragione per cui è piaciuto anche a me. Finalmente un film fantastico che non imita solo la forma esteriore del suo cinema, ma, ne coglie, soprattutto, lo spirito. È la storia, infatti, di persone ordinarie alle prese con situazioni straordinarie, dove, però, il dramma (nel senso di azione, rapporti) familiare ne è il cuore pulsante. La prima mezz'ora del film è il gioiello dell'intera pellicola, con uno spaccato verosimile e avvincente di quotidiane vicissitudini familiari in cui viene evidenziata la condizione della donna. Il montaggio si fa sempre più serrato e virtuosistico mano a mano che il racconto procede, fino a sfondare le pareti della gabbia spazio temporale e questo in un periodo particolarmente ansiogeno ha un potere catartico, liberatorio. In sottotraccia si annusa la presenza di Ritorno al Futuro, di cui proprio Spielberg era produttore, e di Terminator, più ancora che di Matrix. Chissà che non ci sia anche un non tanto velato omaggio ad Helzapoppin e ai Fratelli Marx? È in controtendenza rispetto ai film pretenziosi e propagandistici dei supereroi che hanno tenuto miserevolmente banco negli ultimi decenni, poiché è un'opera insieme ironica ed autoironica, mai compiaciuta, ma divertita, con interpretazioni di alta qualità e un ritmo comico efficacissimo. Nell'insieme la morale della fiaba (rapporto madre-figlia) poco importa rispetto alla resa dello spettacolo. Gli unici appunti che posso fare riguardano il sentimentalismo di fondo, tipico dei prodotti mainstream e gli eccessi degli effetti spettacolari. Un Oscar meritato, per quel che può contare questo premio nella storia del cinematografo.
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