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Everything Everywhere All at Once

Regia di Dan Kwan, Daniel Scheinert vedi scheda film

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La recensione su Everything Everywhere All at Once

di port cros
2 stelle

Incredibilmente premiato e sopravvalutato è una baraonda folle e frastornante che vorrebbe essere rivoluzionaria ma che per voler strafare con troppe bizzarrie condensate in 140 pretenziosi ed interminabili minuti di marasma narrativo si riduce ad essere confusionaria, stucchevole, noiosa ed indigesta.

 

Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan

Everything Everywhere All at Once (2022): Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan

 

Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è un'immigrata cinese negli USA che gestisce una lavanderia a gettoni col marito Waymond (Ke Huy Quan, il ragazzino irritante di Indiana Jones ed il Tempio Maledetto). La donna va in ansia per la visita dell'anziano padre dalla Cina, temendo di dover sentire le critiche del genitore per la sua gestione del business e per la fidanzata della figlia adolescente (Stephanie Hsu) . Come se non bastasse, incombe pure una convocazione negli uffici dell'agenzia delle entrate dove una inflessibile funzionaria (Jamie Lee Cutis) le contesterà alcuni scontrini. Proprio negli uffici del fisco Evelyn vede il pacioso marito posseduto dal combattivo doppio “Alpha Waymond”, entrando così in contatto con gli universi paralleli dove lei stessa e i suoi familiari assumono disparate identità all'interno del medesimo corpo. Tutto il resto del film sarà una bislacca gita sulle montagne russe tra salti continui tra un piano di realtà e l'altro del “multiverso”, dove si combatte una lotta all'ultimo sangue contro l'entità maligna Jobu Tupaki, che sarebbe la figlia in questo universo (ma non sono sicuro di aver capito bene).

 

Spinto dai Golden Globe vinti e dalla messe di nomination ai prossimi Oscar, mi sono avvicinato con una certa curiosità a Everything Everywhere All at Once sapendo solo che si trattava di un'opera fuori dagli schemi, essendo scritta e diretta da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, già autori dello strambo, ma più contenuto, Swiss Army Man  con Daniel Radcliffe. Purtroppo la visione ha rappresentato una cocente delusione oltre che una noia mortale che non può non generare indignata incredulità per le candidature ricevute, che figurano tra quanto di più immeritato ricordi nella storia recente dei premi cinematografici e, se dovesse vincere come miglior film , eguaglierebbe come cantonata solo la Palma d'Oro a Titane a Cannes 2021.

 

 

Michelle Yeoh

Everything Everywhere All at Once (2022): Michelle Yeoh

 

 

All'inizio l'assurdità della situazione in cui piomba l'incredula protagonista strappa qualche (tirata) risata, ma la formula ben presto stanca nella sua esasperata ricerca dell'effetto shock tramite i comportamenti bizzarri che costituiscono la chiave di accesso per passare ad un altro universo , irrita nel suo ridursi a impiegare un umorismo di grana grossa, confonde nell'affastellarsi di troppe sorprese e svolte sempre più strampalate e demenziali, dal grande bagel rotante simile ad un buco nero, a premi di forma fallica da infilare del didietro, poi un universo in cui le persone hanno degli hot dog al posto delle dita, un altro in cui le protagoniste mamma e figlia sono due sassi, procioni cuochi tratti da Rataouille ... per poi cercare di risolvere tutto questo casino con un banale appello alla gentilezza reciproca.

 

Il progetto di Daniel Kwan e Daniel Scheinert è una folle baraonda, non incasellabile in un genere preciso, che vorrebbe essere rivoluzionaria ma che per voler strafare si riduce ad essere irritante ed indigesta. Alla coppia di autori non manca certo l'inventiva né l'audacia, ma gli mancano invece l'autocontrollo e il senso del limite. Il prezzo di voler rovesciare sullo schermo troppe idee e spunti scoordinati è che l'effetto finale complessivo risulta stucchevole e pertanto noioso e si resta frastornati dai continui salti da un universo all'altro, resi con un montaggio talmente frenetico che alla lunga non riusciamo nemmeno più a seguire la trama, restando in balia di una sceneggiatura caotica e confusionaria, che cerca probabilmente di nascondere le proprie mancanze in questo marasma narrativo. Se fosse durato (molto) meno Everything Everywhere All at Once sarebbe stato qualificabile come passabile divertissement; con 140 pretenziosi ed interminabili minuti diventa invece una vera e propria tortura per le gonadi.

 

Anche sulle nomination agli Oscar di ben quattro interpreti (Yeoh , Quan, Lee Curtis, Hsu) resto interdetto: avendo visto il film doppiato in italiano non azzardo un giudizio definitivo sul loro lavoro, ma non posso non osservare che i personaggi di questo film non consentono un approfondimento interpretativo che faccia risaltare la bravura degli attori.

 

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