Infinite possibilità, infiniti percorsi, un unico sentiero.
EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE (2022) dei Daniels.
Che dire?! Anche se prodotto dai Fratelli Russo, che per me sono mezze cartucce come registi, almeno ci hanno visto bene coi Daniels.
Almeno con questo film finalmente c’è una chiara se non quadrata definizione del multiverso ed è usato come pretesto per raccontare una storia che, incredibilmente, ha una trama semplice e divisa in tre atti.
Chiariamoci, è molto particolare, folle e sopra le righe, ma retto da un contesto preciso ed accettabile. Ossia infiniti universi che si distinguono per determinate scelte diverse (prese o meno) e realtà alternative (come sarebbe il mondo se l’essere umano avesse avuto gli occhi piantati in culo o le branchie al collo o le ali in testa o non fosse stata la specie dominante sul pianeta?!).
Si toccano tematiche come l’accettazione, la famiglia, i rimorsi e i rimpianti, il nichilismo, ma anche come la persona più umile, disastrata e per niente invidiabile possa veramente contare molto per compiere gesta incredibili.
D’altronde è la storia di una proprietaria di una lavanderia sull’orlo del fallimento, suo marito inetto e servizievole, sua figlia lesbica in procinto di coming out e il padre di lei all’antica e conservatore. Stanno per risolvere questioni burocratiche all’agenzia delle entrate e boom! Cominciano i casini dove lei e improbabili comprimari dovranno fermare una minaccia multiversale che pian piano diventerà più intima e significativa per la vita della protagonista.
Parto dal problema principale. Ad un certo punto, durante lo scorrere del secondo atto, la narrazione perde ritmo con scene abbastanza ripetitive e raccordanti. Qui il montaggio è allungato 15 minuti di troppo, ma dopo riparte.
Attori bravissimi, musiche impattanti ed alcune da vibra-cuore, regia fluida e scorrevole stile oriente, fotografia brillante e colorosa, ritmo serrato con tempi quasi tutti azzeccati. Situazioni ironiche, divertenti, d’azione, filosofiche e di riflessione.
Molte cose ricorderanno, e fortunatamente, molto la flemma e il concetto di Matrix e molto meno il multiverso paraculo dell’MCU.
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