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Something in the Dirt

Regia di Justin Benson, Aaron Moorhead vedi scheda film

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La recensione su Something in the Dirt

di mck
7 stelle

The Ten Year Itch.

 

Contestualizzandolo all’interno della loro valida filmografia completa e in farsi questo “Something in the Dirt” (aka “Something in the Light”, frater-dicotomico nome col quale, in un primo momento, nel film nel film ch’è il film, doveva intitolarsi), ovvero “Qualcosa nell’Immondizia, tra i Rifiuti, nel Sudiciume” (e che no, non è il cervello di un elettore di Salvini), 5° lavoro sulla lunga distanza del duo cinematografico formatosi nel 2012 e composto da Justin Benson & Aaron Moorhead, risulta essere – escludendo da questo discorso “Spring”, oggetto parzialmente a sé stante e corpo limitatamente estraneo all’interno dell’opera omnia in divenire (così come gli episodi diretti per "the Twilight Zone", "Archive 81" e la Disney/Marvel) dei due registi, sceneggiatori (il solo Benson), produttori, direttori della fotografia (il solo Moorhead), montatori (con Michael Felker, mentre le musiche sono del sodale Jimmy LaValle) ed attori di “Resolution”, “the Endless” e “Synchronic” – la prima vera mezza delusione che li riguarda: bouvard-pécuchetiano mockumentary film-matrioska s’una (involontariamente la loro?) crisi di coppia artistica (ché in pratica di questo si tratta: hanno malcelatamente girato un’autofiction sul loro proprio cinema) abitato da perpetui, diffusi e finitimi mega-incendi californiani (la cosa migliore è lo straniante e perturbante incipit), da losangelini coyote manniani, da filo/para-governativi omissis apparatidellostatodeviatici inconsapevolmente (o no?) omaggianti Emilio Isgrò e la philippedaveriana Anna Rosa Faina Gavazzi, da sipario-elettrostatich’eco lynchane (...something in the air...) e da precipitevolissimevoli sabotaggi dell’“Elevationkinghiano, SitD attrae e respinge, diverte ed annoia, intriga ed irrita in egual maniera e misura. 

 

 

Cameo come attrice nel ruolo di montatrice della scenografa (Sorrentino, Cooper, Payne, Hawley) Stefania Cella (qui Legnani).


«Voglio dire, cosa è più folle? Credere a ogni singola coincidenza che vedi o semplicemente ignorarle tutte? […] Insomma, statisticamente è impossibile che non avvengano coincidenze.»

* * * ¼ - 6.5   

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