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The Pandemic Anthology

Regia di Fabrício Bittar, Martín Blousson, Guillermo Carbonell vedi scheda film

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La recensione su The Pandemic Anthology

di undying
5 stelle

Secondo horror (dopo Corona zombies) ispirato dalla tragica situazione della pandemia da Covid-19. Un collettivo prodotto in Brasile, che raccoglie però punti di vista internazionali (Argentina, USA, Regno Unito e Grecia). Comune minimo denominatore: una realizzazione limitata dal lockdown e pochi mezzi tecnici.

 

locandina

The Pandemic Anthology (2020): locandina

 

"Il 2020 passerà alla storia come l'anno in cui un virus ha fermato l'intero pianeta. Nei primi mesi, in mezzo alla quarantena e alla crescente incertezza sul futuro, il Fantaspoa Film Festival ha lanciato un concorso per registi di tutto il mondo, invitandoli a realizzare le loro storie legate alla pandemia, dentro casa, con le risorse che avevano a portata di mano. Questa antologia riunisce i 13 cortometraggi più rappresentativi, prodotti cercando di dare una personale interpretazione di questo terribile momento."

(Didascalia iniziale)

 

Endless quarantine (**) - regia di Fabrício Bittar (Brasile)

Lara e Pedro, isolati dal lockdown, si trovano in chat su Skype discutendo della drammatica situazione che coinvolge il Basile. Oltre ai decessi per Coronavirus, alle vittime si aggiungono quelle che scelgono di suicidarsi, stressate dalle agghiaccianti notizie che arrivano dai media.

The last day (**1/2) - regia di Guillermo Carbonell (Uruguay)

Dopo 2153 giorni di isolamento, due ragazzini apprendono dalla radio la notizia che la pandemia è finalmente conclusa. Salgono sul tetto, per scoprire che forse il virus è di origine aliena.

 

Stupidemic (**) - regia di Junior Larethian (Brasile)
Una ragazza si è chiusa in bagno con un cellulare. Otto ore prima ha vissuto la devastante esperienza di vedere il suo compagno, costretto in casa per la pandemia, ossessionato da messaggi subliminali (opera del governo) che lo hanno trasformato in un irrazionale e pericoloso aggressore. 

 

Baldomero (*) - regia di Martín Blousson (Argentina)
Un ragazzo viene distratto, durante una chat su un sito d'incontri, da un pupazzo che sembra animarsi e vivere di vita propria.

 

Jérome: a Christmas Carol (***1/2) - regia di Beatriz Saldanha (Brasile)
La radio diffonde notizie inquietanti, mentre un gatto circola in solitudine all'interno d'un appartamento. Il proprietario si è ucciso e l'animale è alla ricerca di cibo. Salta su una libreria, ribaltando un volume di un'enciclopedia dedicata a "Satanismo e stregoneria" e illustrato con antichi disegni di demoni e mostruose creature che divorano uomini.

 

Hatching out (**1/2) - regia di Alejo Rébora (Argentina)
Quattro persone in chat tentano di riprendere il rapporto d'amicizia interrotto bruscamente dalla pandemia. Tra loro una ragazza sostiene di essersi dedicata alla meditazione e ai viaggi astrali per superare la difficile condizione d'isolamento.

 

Stain in the wall (***) - regia di Daniel Pires (Brasile)
Una donna, turbata dalla presenza di una macchia nel muro della camera da letto, perde gradualmente il senso della ragione: è convinta infatti che la forma stia lentamente mutando in quella di una persona [1].

 

Macabre hide and seek (**1/2) - regia di Julio Cesar Napoli Filho (Brasile)
Un ragazzo riceve per posta una bambola dal look inquietante, senza immaginare che si tratta di un oggetto posseduto e malvagio, abile nel maneggiare coltelli. Lo scopre con sorpresa mente sta guardando in televisione "La notte dei morti viventi", versione colorizzata.

 

Roach (**) - regia di Emerson Niemchick (USA)

Uno strano personaggio che si fa chiamare The Scale, si presenta via internet a un uomo che sta trafficando online con la carta igienica.

 

Something she comes back (*1/2) - regia di Matheus Maltempi (Brasile)
Érica Ferraz cerca di combattere la solitudine passando il tempo sui social preferiti (Youtube, Istagram e Whatshapp). Proprio sul sito di messaggi via cellulare apprende che i morti da coronavirus stanno risorgendo, per uccidere i vivi.

 

Unearthed (**1/2) - regia di Karl Holt (Regno Unito)
Una registrazione audio rende conto di una malvagia entità, celata nelle assi del pavimento. Lo scopre un uomo, isolato nella sua casa e costretto a subirne le tragiche conseguenze.

 

Psychopomp (**1/2) - regia di Giordano Gio (Brasile)

Una statua in miniatura della divinità egizia Anubis inizia a parlare con un uomo in quarantena, informandolo sul crescente bilancio delle vittime da Coronavirus.

 

Strain roulette (1/2) - regia di Andreas Kyriacou (Grecia)

Il più contagioso gioco online, coglie di sorpresa quattro incauti partecipanti.

 

scena

The Pandemic Anthology (2020): scena

 

Dopo il terribile Corona zombies di Charles Band, il secondo horror [2] ispirato dalla drammatica situazione virale, che ha paralizzato il mondo intero, arriva dal Brasile. È un'antologia di genere del tutto diversa, in primo luogo perché sviluppata in un contesto allarmante che sembra drammaticamente non avere fine, quindi per essere stata prodotta da una delle nazioni più colpite dal Covid. L'approccio non ha nulla a che vedere con il patetico film di Band, sembra piuttosto un esperimento "psicologico" ad effetto terapia esorcizzante, che offre per lo più personaggi impazziti dall'isolamento, ormai costretti a dialogare con il prossimo solo in circostanze virtuali e centrando l'ansia, condivisibile a livello globale, del fatto che in buona parte non condividiamo più gli stessi ambienti e lo spazio fisico con le persone che amiamo. 

 

scena

The Pandemic Anthology (2020): scena

 

Un paio di cortometraggi offrono protagonisti bloccati in casa per un periodo di tempo indeterminato, costretti ad affrontare eventi soprannaturali e diabolici. Altri autori si concentrano invece sugli effetti del "dopo pandemia", sulle incertezze che seguiranno l'esilio domestico e su cosa potrà accadere una volta che l'incubo sarà finito. In molti casi, invece, i registi immaginano come il virus possa mutare, riflettendo le reali circostanze di fatti che quotidianamente ci vengono illustrati dai media. La maggior parte dei corti che rientrano in questo gruppo interpretano il Coronavirus come qualcosa di simile a una piaga che riduce gli infetti in zombi, con la malattia attribuibile a uno strano metodo di diffusione: il virus potrebbe essere trasmesso tramite i media e/o lo stesso web, suggerendo la suggestiva ipotesi che nemmeno l'isolamento potrebbe essere così sicuro, non almeno quanto crediamo. Quest'ultimo aspetto, surreale e ovviamente impossibile, può essere letto come metafora delle nostre preoccupazioni circa la possibilità che i notiziari - e in genere il bombardamento d'informazioni ufficiali - "infettino" la popolazione con idee inesatte, incerte e improprie per la nostra sicurezza. Nel complesso The pandemic anthology è un film che tratta l'argomento senza finalità commerciali e in piena pandemia, dimostrando che tutti gli esseri umani hanno in comune paure, timori e dubbi che sono destinati ad aumentare con il passare del tempo, con continue varianti e nuove ondate di infezioni che, misteriosamente, ci vengono annunciate con clamoroso anticipo.

 

NOTE

 

[1] L'episodio ricorda il racconto "The yellow wallpaper" di Charlotte Perkins Gilman, già tradotto in un cortometraggio diretto da Greg Green e contenuto nel collettivo New chilling tales: the anthology (2019).

 

[2] Presentato in anteprima il 22/05/2020, al "Chattanooga Film Festival" (USA). Il film di Charles Band è invece stato rilasciato in streaming il 10/04/2020.

 

scena

The Pandemic Anthology (2020): scena

 

"Ho avuto una lunghissima vita, piena di grandi gioie e di grandi dolori, ma queste settimane mi sembrano tra le più terribili. Siamo dentro una vicenda che non ha precedenti. Il fatto inedito è che questo virus ci ha incarcerati, serrati nelle nostre case, senza nemmeno poter uscire per prendere un caffè, vedere un amico, chiusi dentro una vita che non è la nostra."

(Emanuele Macaluso)

 

Trailer 

 

F.P. 25/12/2021 - Versione visionata in lingua inglese, brasiliano, greco e portoghese (durata: 80'15")

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