Regia di Bitto Albertini vedi scheda film
Albertini è stato operatore alla macchina dai primi anni '50, poi sceneggiatore e infine, nella seconda metà dei '60, regista; tutto questo rimanendo sempre confinato nel pur ampio spazio del film 'di genere': dai mitologici ai western fino a questa pellicola di guerra. Che, a dirla tutta, neppure è tanto male; scritta da Al Albert (pseudonimo anglicizzato del regista), Valentin Fernandez Tubaud con la collaborazione di Renato Infascelli (fratello del produttore del film Roberto), I diavoli della guerra è un'opera di scarsissima complessità e dalla trama lineare, ma comunque girata molto bene - praticamente per un'ora e mezza c'è solo una lunghissima sequela di scene d'azione - e in fin dei conti 'coraggiosa' nel lasciare un messaggio crudo del calibro di 'in guerra non ci sono amici, solo vivi e morti' (è la frase ad effetto conclusiva del lavoro), messo in bocca peraltro a un americano: siamo pur sempre nel 1970, in epoca in cui la Dc ha tutti gli interessi a tenersi amici gli Usa. La coproduzione è italo-spagnola, nonostante la presenza di una star americana (Guy Madison) e di una inglese (Anhony Steel); fra gli italiani il ruolo principale è quello attribuito a Venantino Venantini. Non siamo in serie A, dal punto di vista produttivo, ma neppure nella peggiore delle serie B; la recitazione è discreta, il ritmo alto, la regia attenta: tutte caratteristiche che fanno dimenticare l'assenza di contenuti originali nell'opera. 4,5/10.
Seconda guerra mondiale. Un tenente tedesco lascia liberi alcuni ostaggi, soldati americani. Quando se li ritroverà di fronte, però, la sua umanità non sarà ricompensata.
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