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Master

Regia di Mariama Diallo vedi scheda film

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La recensione su Master

di mck
8 stelle

I was never a master. I’m the maid.

 

 

In una recente intervista, Mariama Diallo, la regista e sceneggiatrice qui esordiente nel lungometraggio dopo alcuni corti (Sketch, Hair Wolf, White Devil) e un quartetto di episodi per la serie “Random Acts of Flyness”, nomina, fra i suoi horror preferiti degli ultimi anni, oltre a “Get Out” di Jordan Peele (“Us”, “Nope”) e “Låt den Rätte Komma In” (chiamandolo col titolo anglofono, e quindi si spera non riferendosi al remake di Matt Reeves m’all’originale di Tomas Alfredson), e ok, anche “Hereditary” di Ari Aster (Midsommar), e va beh: di certo il finale adulto, lucido, amaro, consapevole e disincantato, sì, ma militante e sanamente arrabbiato è ben diverso, per forma/stile e sostanza/contenuto [non si tratta insomma di una rinuncia, ma di (una ricerca di) una presa di coscienza], da quello di un’altra opera che sarebbe potuta rientrare nel radar “citazionista” della regista, ovvero il “Babadook” di Jennifer Kent (the Nightingale), e difatti ecco che i difetti presenti [la "metafora" (esca, grimaldello, allusione) dell'infestazione da larve/bruchi di bacherozzi/falene: ah!, pesante!] in questo più che buon lavoro sono quelli accomunabili all’idea di cinema degli ultimi due autori summenzionati. Detto ciò, oltre a reminiscenze shininghiane durante il party sul finale e demmeiane sullo scorrere dei titoli di coda, questo “Master” entra in risonanza con la recente “the Chair” di Amanda Peet e Annie Julia Wyman, ovviamente innestandola sul tronco della questione razziale contemporanea, nello specifico relativa agli afro-statunitensi, post anni ‘70: dall’opera omnia di Spike Lee - “She's Gotta Have It” – “BlacKkKlansMan” - al capolavoro di Donald Glover, “Atlanta”, passando per “the Last Balck Man in San Francisco” di Joe Talbot, “Lovecraft Country” di Misha Green (da Matt Ruff), “Judas and the Black Messiah” di Shaka King, “AnteBellum” di Gerard Bush & Christopher Renz, “Them” di Little Marvin e “Alice” di Krystin Ver Linden…

Avevamo un cagnone che mio padre teneva legato alla catena in cortile. Un mezzo pastore tedesco bello grosso. Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai nemmeno quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L’aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel maledetto cane.
David Foster Wallace - “the Pale King” - (1996-2008) 2011 

Regina Hall (qui la prima direttrice nera dell’Ancaster, una prestigiosa università privata del New England; e co-protagonista di un altro debutto d’imminente uscita, “Honk for Jesus. Save Your Soul.” di Adamma Ebo), la giovane Zoe Renee (studentessa) e l’attrice teatrale (bi-r… - omissis: spoiler) Amber Gray (professoressa senza cattedra di ruolo) sono le valide mattatrici e comprimarie. Mentre Talia Ryder e Kara Young (quest’ultima già co-protagonista del succitato “Hair Wolf”) lasciano il segno rispettivamente in una parte secondaria ma importante e in un piccolo ma significativo ruolo. Chiudono il cast Talia Balsam e Bruce Altman (professori), D.C. Anderson (pittore ritrattista) ed Emmett Carnahan (studente anziano).
Fotografia: Charlotte Hornsby (confermata la collaborazione con Mariama Diallo dopo l'ottima prestazione sempre per “Hair Wolf”). Montaggio: Jennifer Lee & Maya Maffioli. Musiche: Robert Aiki Aubrey Lowe (vocalizzazioni, sintetizzazioni e percussioni per “Sicario”, “Arrival”, “It Comes at Night” e “Mother!”). Le riprese sono state spezzate da un intervallo di un anno a causa della pandemia da grave sindrome respiratoria acuta. Distribuisce Amazon.

I was never a master. I’m the maid.

* * * ¾ - 7½     

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