Regia di Riley Stearns vedi scheda film
Sarah ha solo una trentina d'anni, ma sta morendo di una rara malattia. Per una cifra abbordabile può farsi clonare, e lasciare così una sosia a sostituirla dopo il trapasso. Accetta. La sosia comincia da subito a rovinarle la vita: le ruba il fidanzato, Peter, e si fa preferire a Sarah dalla madre. Per giunta Sarah scopre che la diagnosi era errata: è guarita. Per legge ora ha un anno di tempo per preparare un duello mortale con la sua sosia.
(Attenzione: spoiler) Dopo due prove cinematografiche di notevolissimo impatto e per la resa estetica avvincente e per la scrittura solidissima (Faults, 2014; L'arte della difesa personale, 2019), Riley Stearns è chiamato a una conferma con questo Dual, malamente sottotitolato Il clone in Italia, o addirittura a innalzare ulteriormente il livello. Così purtroppo non è andata, nonostante Dual sia una discreta opera in salsa distopica che affronta l'eterna questione del sosia esplorando i territori del thriller e della fantascienza. Data la natura astratta degli argomenti – il copione è dello stesso regista – non ci si possono fare più di tante domande sulla tenuta logica della trama, ma quantomeno va messo un punto fermo sul finale: non ha nessun senso, anzi: è perfino sciocco, leggerino e trasandato alla massima potenza. L'idea di non riuscire più a distinguere Sarah dal suo doppio è eccellente, ma la maniera in cui viene raccontata fa acqua da tutte le parti: non è chiaro perché la protagonista, ammonita dall'avvocato a mantenere una certa distanza dal suo clone, continui ad avvicinare l'altra Sarah, e anzi ci vada pure in gita per i boschi; non ha senso l'idea che basti una deposizione di due persone in tribunale per decidere l'identità di una persona (un esame del dna avrebbe rivelato rapidamente di chi si trattava); e persino la costruzione del rapporto con la madre – che con Sarah ha un buonissimo rapporto, ma improvvisamente le preferisce l'altra – è ampiamente discutibile. Non sono dettagli, purtroppo, all'interno di un canovaccio così ben congegnato, specie se si vuole far leva sulle questioni morali insite nella storia: una su tutte, quella che vuole la vittima, trasformata in carnefice, incapace di emanciparsi dal suo ruolo originale (la scena conclusiva ne è la perfetta illustrazione). Brava Karen Gillan in un ruolo doppio, al suo fianco tra gli altri Aaron Paul, Theo James, Maija Paunio e Beulah Koale. 5,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta