Regia di Riley Stearns vedi scheda film
Operetta un po' raffazzonata con parecchie falle, ma tutto sommato interessante.
Sulle prime il film sembra quasi un "clone" de "Il canto del cigno", ma si comprende ben presto che la comune traccia di partenza segue poi un percorso proprio, benchè le due opere sembrino decisamente troppo simili, specie per essere così ravvicinate nel tempo.
L'ambientazione dovrebbe essere un qualche imprecisato futuro negli USA (usano dollari e nomi americani), ma apprendiamo dalle cronache che le riprese si sono svolte in Finlandia... e si nota. I cartelli stradali e la pompa di benzina tradiscono immediatamente la location europea, e l'espediente di usare targhe "anonime", forse per non dare a intendere in quale stato USA ci si dovrebbe trovare, non è dirimente. Forse dettagli, che, però, danno la misura della sciatteria della produzione. Ci sono, poi, delle considerazioni di logica e buonsenso che suggeriscono altrettanta approssimazione: va bene un mondo che realizza cloni su ordinazione. Va bene pure che li si produca già adulti, anche se questo verosimilmente presupporrebbe di trovarsi in un futuro remoto e non certo prossimo, ma che questi siano realizzati in un'ora e già parlino e conoscano il senso delle parole e la lingua, sembra decisamente troppo. A questo punto, tanto varrebbe usare un raggio "duplicatore" in stile Star Trek!
Sorvolando su queste (e altre) illogicità o vere e proprie assurdità, e sulla totale mancanza di originalità delle premesse, il lungometraggio si lascia guardare con interesse proprio per l'imprevedibilità che si sviluppa da un certo momento in poi. Certo, a onor di verità, va pure detto che si tratta in un certo senso di un "trucco", poichè l'imprevedibilità stessa spesso scaturisce dall'assurdità delle situazioni proposte. Chiaramente è facile sorprendere, dopo aver abdicato a qualsiasi logica e sensatezza.
Il registro narrativo si rivela decisamente monocorde, e in questo contesto anche quegli (quell'?) isolati(o) tentativi(o) di suscitare un sorriso va(nno) a infrangersi contro la inespressività degli attori e il granitico approccio registico, rigorosamente freddo e distaccato.
Difficile dire se vi sia l'abbozzo di una morale in questa storia, e quale essa possa essere nelle intenzioni degli autori. Sicuramente nello spettatore potrebbe nascere una riflessione sui dilemmi morali della clonazione, e sui relativi diritti/doveri. Va comunque detto che non sembra essere una tematica affrontata con particolare interesse o spessore, posta la estrema banalizzazione delle situazioni, che non consente di andare particolarmente oltre la superficie della questione.
In definitiva è un'opera mediocre nella realizzazione, ma interessante nello sviluppo, e, tutto sommato, abbastanza particolare da risultare interessante.
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