Regia di Krystin Ver Linden vedi scheda film
Alice in CommonLand.
In ordine puramente casual-cronologico: Jet, Pam Grier, Rolling Stone, Diana Ross, Life, Sanford and Son, Funk & Wagnalls Encyclopedia, Ebony, Angela Davis (“If They Come in the Morning”), Stevie Wonder (“Highr Ground”), Black Panther, Rosa Parks, Malcolm X, Fred Hampton: ed è subito coscienza di classe e conflitto.
“Mi servono altri libri!”
Abbandonata la piantagione schiavista della seconda metà del milleottocento (Contea di Effingham, Georgia, U.S.A.) per le freeway della blaxploitation del 1973 (Contea di Brantley, Georgia, U.S.A.), con Savannah a mezzavia, “Alice” (Krystin Ver Linden, 2022) si trasferisce sopra le righe tanto quanto “Coffy” (film di Jack Hill con la già citata Pam Grier proprio del 1973), ma ovviamente per ragioni diverse di per loro evidenti (citazionista omaggio filologico e non zeitgeist).
( ↑↑↑ Alice ↑↑↑ - - - ↓↓↓ Anna ↓↓↓ )
Keke Palmer (quasi dieci anni dopo “Masters of Sex” e poco prima di “Nope” e delle riprese del “Being Mortal” di Aziz Ansari dal saggio di Atul Gawande bloccate a metà per via di un “inappropriate behavior” tenuto da Bill Murray sul set) fa il suo e lo fa bene, così come Common (Sense), aka Lonnie Rashid Lynn, Jonny Lee Miller, Gaius Charles e Alicia Witt (prima Alia, sorella di Paul Atreides in “Dune”, ove lo dichiara essere il Kwisatz Haderach, passando per Gersten, sorella di Donna Hayward nel 1° ep. della 2ª stag. di “Twin Peaks” e, con una splendida performance nei panni dello stesso personaggio dell’universo lynchano, negli ep. 11 e 15 di “Twin Peaks - the Return”, e poi Zelda, amica “cacciatrice civile” di Piper nella 7ª ed ultima stag. di “Orange Is the New Black”). Un piccolo ruolo per Katie Gill (addetta all’accettazione del pronto soccorso) e un cameo per Eddie King from Atlanta, Georgia (l’uomo sulla panchina d’attesa alla fermata degli autobus).
Fotografia di Alex Disenhof, montaggio di Byron Smith e musiche dello stesso Common. E poi, Motown e dintorni: Willie Hutch (“Brother's Gonna Work It Out”, già in “the Mack” di Michael Campus con Max Julien e Richard Pryor sempre del 1973), il già citato Stevie Wonder (“Higher Ground”), il reverendo pastore T.(homas) L.(ee) Barrett e il Coro della Gioventù per Cristo (“Nobody Knows”), Piero Piccioni (“Charms”, da “Camille 2000”, il film del 1969 con cui Radley Metzger rilegge “la Signora delle Camelie” di Alexandre Dumas figlio), la già citata Diana Ross (“Reflections”), Lyn Collins (“Think (About It)” di James Brown), e Chaka Khan, aka Yvette Marie Stevens (“I Believe”).
"The Village" incontra "Django Unchained".
Link entry-level sul peonage e sulla vera storia di Mae Louise Miller.
Per un piccolissimo riassunto di cinematografia neo-slave: recensione su "Antebellum" di Bush e Renz (2020).
Alice in CommonLand.
* * * (½) ¾
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