Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: GRAZIE RAGAZZI.
Prima di partire con la recensione devo premettere che Riccardo Milani è al suo terzo Remake di un film francese e devo dire che riesce sempre a rendere qualcosa di suo che di un semplice copia incolla (anche se nei casi specifici i tre film potrebbero sembrare delle opere originali visto lo scarso impatto che hanno avuto col pubblico italiano le versioni francesi).
In “Mamma o Papà?” l’ambientazione veneta dava quella dose di cinismo e cattiveria che richiedeva la storia e in “Corro da te” la scelta di un Favino piacione e fijo de na mignotta lo avvicinava più a Vittorio Gassmann che al protagonista francese.
E il Milani Touch si sente e si avverte anche in Grazie Ragazzi che ha una doppia fonte di ispirazione ossia la storia vera del regista teatrale svedese Jan Johnson che a sua volta ha ispirato il film francese Un anno con Godot vincitore dell’Efa come migliore commedia nel 2020.
Protagonista è Antonio Cerami (chiaro omaggio al compianto Vincenzo Cerami) attore che, nonostante il fuoco dentro, non calca i palchi da tre anni e per arrivare a fine mese fa il doppiatore di film porno.
L’occasione gliela fornisce l’amico Michele, attore iper egoriferito interpretato da Fabrizio Bentivoglio in versione gigione, che lo ingaggia per tenere un corso di teatro di 6 ore presso il carcere di Velletri.
Il materiale umano è quello che è: c’è chi ha scelto il corso perché lo Yoga è da froci o chi pensava di trovarsi come insegnante Favino o Toni Sorbillo (Aho, ma quello è il pizzaiolo!!!).
Dopo il primo momento di imbarazzo iniziale, Antonio capisce che quel gruppo di disperati è l’ideale per interpretare l’Aspettando Godot di Samuel Beckett perché quel senso di attendere quello che non c’è è il loro stile di vita da quando sono entrati in carcere.
Riccardo Milani azzecca subito la scelta del protagonista partendo dal bravissimo e collaudatissimo Antonio Albanese, attore al quale il teatro ha cambiato e salvato la vita. Un ragazzino operaio che ha capito l’importanza salvifica dell’arte e di come la forza della cultura possa aver segnato in maniera importante il suo carattere e temperamento. E tutto questo si coglie nel modo in cui interpreta Antonio, la passione e vigore che ci mette ad insegnare Beckett ma soprattutto a far capire che tutta questa esperienza renderà questi detenuti degli uomini migliori.
Ma è il resto del cast il vero valore aggiunto di questa versione italiana, da Vinicio Marchioni leader del carcere che vuole dimostrare al figlio di 7 anni che ha anche un lato buono all’animo puro di Giacomo Ferrara, famoso per essere lo Spadino di Suburra, che con i suoi occhi e i suoi toni sommessi rappresenta tutto l’amore per il teatro. Dal problematico e Borderline Andrea Lattanzi che in un semplice monologo riesce a dimenticare, almeno per un momento, tutto il disagio che la vita gli ha regalato al silenzioso ma alquanto geniale assistente Radu che capisce veramente chi è Godot fino ad arrivare allo strabordante Mignolo di Giorgio Montanini che riempie la scena per amore dell’altrettanto strabordante moglie.
Nella sua versione, Riccardo Milani spinge sul pedale dell’emozione. Di quanto una frase detta coi tempi giusti, con l’espressione giusta e davanti al pubblico giusto possa creare quel brivido che fa commuovere.
Una nota a parte merita un caratterista molto bravo come Nicola Rignanese che interpreta una guardia penitenziaria che ti porta subito coi piedi per terra e che ti fa capire che cos’è la realtà.
Grazie Ragazzi si conferma un buon film come l’idea che sta alla base della sua realizzazione ma con un Vasco Rossi che canta “I Soliti” in più. La colonna sonora più giusta per raccontare questo pugno di attori che sono comunque dei galeotti dentro.
Voto 7
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