Regia di Carlota Pereda vedi scheda film
Anti-bullismo, anti-body shaming, pro-femminismo e pro- formazione!
Dalla locandina e dal trailer sembrava un revenge movie, ma è soltanto la punta dell’iceberg.
Un’adolescente obesa, vessata e bullizzata dalle coetanee, incompresa dai genitori, insicura e chiusa in se stessa; dopo l’ennesima umiliazione da parte di tre ragazze in riva a un fiume assiste al loro stesso rapimento per mano di uno sconosciuto. Di lì può scegliere se denunciare tutto alle autorità oppure fregarsene e godersi la vendetta.
Girato benissimo con una tensione già presente dalle prime sequenze che si alza sempre di più ogni minuto che passa, a volte smorzato da momenti ironici o da dialoghi tra comprimari, fino ad un finale sanguinolento, violento e sorprendente.
I personaggi sono tutti caratterizzati il giusto, tutti in una zona di grigio che non toccano mai il bianco o il nero, persino il rapitore che ha un rapporto molto particolare con la protagonista tra complicità, compassione e provvidenza patologica.
L’attrice protagonista che interpreta Sara è bravissima, perfettamente in parte, per nulla attraente, per nulla piacente, fa’ pena, fa’ piangere, mette ansia, angoscia e in condizioni di non voler essere nei suoi panni. Eppure nasconde una femminilità che tirerà fuori con una forza impressionante.
Per me è l’antiBarbie per eccellenza perché senza didascalie, senza retoriche, senza morali ripetute fino al vomito, senza pipponi, melassature, scene piagnone e colori rosa eccessivi, ma con tante immagini, dialoghi giusti, dettagli efficaci, il coraggio di non voler piacere per forza ed una comunissima protagonista ; riesce ad essere molto più femminista questo film che Greta Gerwig in dieci lungometraggi.
Quasi quasi, preferirei andare a prendere una bella coppa dalla macelleria di Sara, in culo la Mattel!
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