Regia di Carlota Pereda vedi scheda film
Un'interessante thriller che lima i contorni di film quali "Non aprite quella porta" e "Carrie" ponendo l'accento sulla solitudine adolescenziale e sul bullismo.
Piggy è un film spagnolo del 2022, diretto da Carlota Pereda, avente per protagonista Sara, un'adolescente sovrappeso continuamente presa in giro dalle coetanee. In un assolato giorno d'estate, la ragazza decide di passare del tempo nella piscina del paese in cui vive per poi ritrovarsi vittima ancora una volta dei perfidi scherzi delle bulle. Questa volta, però, un criminale sequestra le sue aguzzine di fronte ai suoi occhi. Per Sara sarà l'inizio di un incubo, terminato il quale dovrà scegliere tra il perdono e la vendetta.
La trama, messa in scena dalla regista madrilena con semplicità e corenza, è convincente fino alla fine, complice la scelta di far parlare poco i personaggi e solo quando necessario. Spesso sono i silenzi o le immagini a parlare per Sara, così come i respiri, le grida, i gesti. I dialoghi, di contro, danno le informazioni necessarie e non si sbilanciano mai in spiegazioni didascaliche, lasciando il campo libero a ciò che scorre su schermo. La regia quadrata (quasi scolastica) di Pereda è al servizio di una narrazione che mira a parlare di bullismo, solitudine, incomunicabilità generazionale e difficoltà relazionali. Il tema della discriminazione e dell'isolamento sociale è trattato con il giusto equilibrio, pur mescolando questioni tanto delicate a veri e propri momenti thriller. La tensione difficilmente cala e il dramma ancor meno. La recitazione di Laura Galan (Sara) è poi all'altezza del compito.
Troppo spesso abbiamo assistito ad atti di bullismo utilizzati come contorno in film che poi finivano per incentrarsi su altro. Piggy, invece, pone il tema al centro di tutto, rendendo l'esperienza completa e appagante. Parlare di vero e proprio horror, però, è assai difficile. Pur richiamandosi visivamente a pezzi da novanta quali "Non aprite quella porta" (la protagonista lavora in una macelleria dopo tutto) o "Carrie" (la locandina non mente), la violenza e l'orrore sono pressati e difficilmente mostrati. La scelta, tuttavia, non è penalizzante per il risultato finale. Anzi, potrebbe risultare una manovra gradita a chi mal sopporta la vista di troppo sangue (anche se finto). La brutalità di Piggy, del resto, si manifesta non sui corpi di vittime barbaramente trucidate (come Hollywood troppo spesso insegna) ma nella mancanza di empatia verso i deboli, nell'indifferenza di genitori poco comprensivi, nell'intolleranza verso il diverso. Tutta la storia di Sara è una lotta verso questi mali tanto quanto lo sarà contro l'assassino. Nell'immenso panorama filmico capita di dimenticarsi della funzione sociale del cinema, strumento di analisi e interpretazione della società che lo ha prodotto. Film come Piggy raccolgono argomenti dibattuti sul web o in televisione per offrire uno spettacolo capace di intrattenere ma far riflettere, inorridire ma anche attrarre. E questa qualità non può passare inosservata. Piggy non può passare inosservato.
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