Regia di Antonio Bonifacio vedi scheda film
Olga ha un incubo ricorrente, legato in maniera esplicita al suicidio del padre, cui assistette da piccola. In cerca di risposte torna nella sua città natale, dove però la sua inquietudine non fa che peggiorare. E ben presto i suoi incubi violenti si trasformano in realtà.
La strana storia di Olga “O” è la quarta regia cinematografica di Antonio Bonifacio, già assistente tra gli altri di Joe D'Amato, Angelo Pannacciò e Antonio D'Agostino; con un curriculum simile sorprende la modesta dose di erotismo conferita a quest'opera che peraltro vanta una protagonista come Serena Grandi (Miranda nella pellicola eponima di Tinto Brass, del 1985, per dire solo uno dei suoi titoli più celebri) e che pure, tra le atmosfere thriller di fondo, lascia intuire in più di un momento una svolta 'carnale' che mai realmente arriva. Bonifacio in sostanza qui non ripete gli errori della sua opera prima Appuntamento in nero (1990); e se la tensione erotica va scemando pian piano nel corso della trama, quella psicologica regge abbastanza bene, al di là di una storia che di originale e coinvolgente ha pochetto e che si riscatta solamente nella concitata parte conclusiva (sceneggiatura di Maria Cociani e Daniele Stoppa, da un soggetto di Ernesto Gastaldi). Nel cast compaiono anche Daniela Poggi, Florinda Bolkan, David Brandon, Stephane Ferrara e Dobromir Manev; la confezione è decorosa anche grazie agli apporti della fotografia di Luigi Kuveiller e del montaggio di Adriano Tagliavia. Il regista tornerà tre anni più tardi con un titolo di tutt'altro genere: Laura non c'è (1998). 3,5/10.
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