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Emily the Criminal

Regia di John Patton Ford vedi scheda film

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La recensione su Emily the Criminal

di mck
8 stelle

“Emily the Teacher, Emily the Mother, Emily the Something.”

 

L’esordio newhollywoodiano nel lungometraggio (girato in tre settimane) di John Patton Ford, che arriva dopo una dozzina d’anni dalla sua opera prima presentata al Sundance, lo sbalestrato (artisticamente nel bene, à la Solondz) cortometraggio “Patrol” (fruibile liberamente su Normal Content), introietta la lezione cassavetesiana (ma in questa sceneggiatura cimino-peckinpahniana messa in scena dai fratelli Dardenne vi sono anche accenni - non stilistici, ma di senso della vita - da un altro principio di carriera, quello di P.T. Anderson con “Sidney (Hard Eight)”, e scorci/squarci demmeiani) e sforna un lavoro che s’accosta, per atmosfera, ad un altro convincente debutto recente sulla lunga distanza, vale a dire il “Pig” di Michael Sarnoski con Nicolas Cage.

 


Poi, tutto il film è servito, attraversato ed abitato da un’Aubrey Plaza (qui anche co-produttrice assieme alla coppia disallineata formata da Tyler Davidson e Drew Sykes, fautori di Take Shelter, Compliance, the King of Summer, the Signal, Galveston, the Beach House e CryptoZoo) al suo meglio: e il meglio di Audrey Plaza (“Parks and Recreation”, “Scott Pilgrim vs. the World”, “Safety Non Guaranteed”, “the To Do List”, “Ned Rifle”, “Life After Beth”, “the Driftless Area”, “Addicted to Fresno”, “Joshy”, “Legion”, “the Little Hours”, “Ingrid Goes West”, “An Evening with Beverly Luff Linn”, “Black Bear”, “Happiest Season”, “Best Sellers”, “Calls”, “the White Lotus” e “Spin Me Round”, in attesa di “Megalopolis” e - che titolo bellissimo - “Olga Dies Dreaming”) è ben superiore alla media del meglio generale.

Accanto a lei, le ottime prove attoriali di Theo Rossi (il Juan Carlos "Juice" Ortiz di “Sons of Anarchy”) in primis, e a seguire quelle di Jonathan Avigdori e Megalyn Echikunwoke, mentre John Billingsley, nel prologo, e Gina Gershon, nel pre-epilogo, compaiono in due piccoli ruoli simmetrici.

Ottima fotografia di Jeff Bierman (Bad Turn Worse, Friday’s Child, First Love), eccellente montaggio di Harrison Hatkins (Lace Crater, Easy, Madeline’s Madeline, KarmaLink, Good Girl Jane, the Year Between) e belle, e ben utilizzate, musiche di Nathan Halpern (One and Two, Sticky Notes, One Percent More Humid, the Rider, Goldie, Catch the Fire One, Down with the King, Watcher).

 

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Non ho ancora deciso se il contro finale possa essere inteso, a favor di genere, come decisamente troppo cinico o se invece sia, paradossalmente, sfidando la sospensione dell’incredulità, iperrealista. Probabilmente è entrambe le cose, che non si escludono a vicenda, anzi. Come il bene e il male.

“Emily the Teacher, Emily the Mother, Emily the Something.”

* * * ¾ - * * * * (7.75)      

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