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Non sarai sola

Regia di Goran Stolevski vedi scheda film

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La recensione su Non sarai sola

di mck
8 stelle

Ogni lei trascorsa, di cadavere in cadavere (“Che cosa non è strano? Che cosa non lo è?”), è un tassello di questo Apprendistato alla Vita (uno dei migliori film del 2022).

 

Premesso che dibattiti ed elucubrazioni sul cosiddetto/definito (?) “Elevated/Prestige Horror” mi appassionano tanto quanto quelli sulla Cancel Culture (in effetti esiste una cancel culture: è costituita da me medesimo che vorrei cancellare dalla faccia della Terra ogni discorso che la tira in ballo), su cosa distingua le Brioche dai Croissant o se sia meglio il caffè della Moka o quello Espresso, ma siccome oramai dove ti giri ti giri, e pure se stai fermo immobile fingendo di essere Enrico Letta durante la campagna elettorale, alla fine, prima o poi, un articolo, un editoriale, un pubbliredazionale o una scritta sul muro che vogliano dire la loro su quanto sia fica/cazzona A24 (con almeno un paio di anni di ritardo), sulla direzione, consistenza e forma delle baltiche nubi di metano del Nord Stream vandalizzato che ci daranno una mano a riscaldarci il prossimo inverno (scioglimento del permafrost, portaLi via) e, per l’appunto, su quali film siano inseribili nell’insieme dell’Elevated/Prestige Horror (ad esempio per contestualizzanti ragioni anagrafiche e storiche Carpenter e Cronenberg no, mentre Leigh Whannell e John Kraskinski sì, Dio Cristo impomatato) finiranno per beccarti, allora ecco anche la mia di opinione sul chissà se questo “You Won't Be Alone”, opera prima - in attesa della seconda, “Of an Age” - del regista e sceneggiatore macedone-australiano (trasferitosi agli antipodi da bambino coi genitori sull’onda lunga della diaspora macedone che ha avuto l’Oceania come uno dei maggiori approdi) Goran Stolevski, classe 1985, che si muove con duplice voiceover dal (non incerto/zoppicante, né bellurico) passo malickiano in territori compresi fra “the Witch” del new englander Robert Eggers ed “Hagazussa” dell’austro-germanico Lukas Feigelfeld, possa rientrare nella categoria dell’Elevated/Prestige Horror: “Non me ne frega manco meno di un cazzo.”

 


Maria (AnaMaria Marinca, molto brava in un ruolo “sacrificato” al/dal make-up; “4 Mesi, 3 Settimane, 2 Giorni”, “Europa Report”, “Nico, 1988”), la strega zitella Mangiatrice di Lupi con un solo sanguinoso sputo con graffio/squarcio/marchio “adottivo” a disposizione, si presenta un dì a baita da Yoana (Kamka Tocinovski; co-protagonista, così come la “figlia”, di “Willow” di Milcho Manchevski, un film fraterno a questo) reclamando un pasto a base di neonato servito in culla, ma la madre dell’infante riuscirà a spuntare un accordo con l’iniziata: se risparmierà la vita della figlioletta ancora in fasce, gliela consegnerà come rampollo/erede e/o serva/schiava al compimento del suo 16° compleanno. La non-genitrice accetta, ma per sigillare il patto, come contropartita, mozza la lingua della poppante. Solo che, a questo punto, Yoana porta immediatamente la pargoletta in un’enorme grotta “consacrata” facendola quindi crescere lontana da tutti, un po’ forse per via della sua menomazione, un po’ forse sperando così di salvarla dalle grinfie della maga. Ovviamente non sarà così. Giunto il momento, Maria uccide la donna e, prendendone le somiglianze per rassicurare Nevena (Sara Klimoska, bravissima; co-protagonista, così come la “madre”, di “Willow” di Milcho Manchevski, un film con-“genere” a questo), la ragazza selvaggia e muta (ma la cui voce "narrante" riecheggia per tutto il film, passando il testimone in un paio di occasioni a quella di Maria), accompagna fuori dalla caverna platonica l’adolescente dai denti gialli, riprendendo - subito dopo averla sfamata introducendola al gusto del sangue vivo - il suo aspetto originario, con le cicatrici del rogo. Da lì in poi, growing-up, di carcassica sembianza in carcassica sembianza: prima Bosilka (una Noomi Rapace che naturalmente lascia il segno), Nevena n. 2, poi Boris (Carloto Cota: una sorprendente conferma; Rodrigues, Schroeter, Ruiz, Sarmiento, e poi “Tabu” e “Arabian Nights” di Miguel Gomes), Nevena n.3, ed infine Biliana (Alice Englert, bravissima; con/per Jane Campion in una parte principale della 2ª stag. di “Top of the Lake”, ovvero “TotL: China Girl”, e in un piccolo ruolo in “the Power of the Dog”), Nevena n. 4 e - “Come può essere stato così facile per te?” - madre.

 


“Donna, per la donna sei uno specchio, per l’uomo sei acqua.”
E, dopo una dolce morte per snu-snu, una Colias crocea settembrottobrina fra le dita.
“La mia vita è come un fiume: scorre e scorre, ma rimane ferma e immutabile nello stesso punto. E col tempo è diventato più difficile piangere.”

Fotografia (4:3 - o, meglio, 1.44:1 - con MdP a mano) di Matthew Chuang (“My First Summer”), montaggio di Luca Cappelli (“Strange Colours”, “Petrol”, “Carnation”), scenografie di Bethany Ryan, musiche di Mark Bradshaw (al servizio di Jane Campion per “Bright Star” e “Top of the Lake”). Ambientato in Macedonia nel XIX secolo (spingendosi a ritroso sino a "quando la crudeltà del turco era al suo massimo"), è stato girato in Serbia e assemblato a Melbourne, Victoria, Australia. Prodotto (non da A24 o da Annapurna, ma) da Focus Features.

 

“Che cosa non è strano? Che cosa non lo è?”
Ogni lei trascorsa, di cadavere in cadavere, è un tassello di questo Apprendistato alla Vita.

Uno dei migliori film del 2022.

Eppur si vive.

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