Regia di Michele Lupo vedi scheda film
Scritto da Antonio Leonviola, questo Una storia d'amore è un fotoromanzo proiettato sul grande schermo la cui fantasia può essere appieno intuita fin dal titolo. Coppia di interpreti bizzarra: una soprano (Anna Moffo, che in quel periodo girò parecchie pellicole senza però lasciare grandi tracce) e un semiesordiente (Gianni Macchia), visto qualche mese prima in Brucia, ragazzo brucia di Fernando Di Leo, fra l'altro al momento ventisettenne e impegnato nei panni di un ventenne: sensibile la differenza, ma qui non si va tanto per il sottile. La tensione drammatica della trama si stempera spesso nel più sfrenato gusto per il patetico; a un certo punto c'è persino una scena semidemenziale con tanto di frate laico che parla con forte accento ciociaro e finge di non capire che la coppia che si trova di fronte sta compiendo adulterio. Gigi Ballista è sempre grandissimo nel suo solito ruolo di industrialotto crapulone; ruolo di contorno anche per Jacques Herlin. Michele Lupo aveva fino allora girato tre tipologie di film: peplum, western (compresa la parodia Per un pugno nell'occhio, con Ciccio e Franco) e rapina (Sette volte sette, il suo lavoro precedente, non era neppure male); comprensibilmente confrontarsi con un scialbo raccontino rosa (lontanissimo da ciò che si può intendere con erotico, soprattutto in un cinema in forte cambiamento come quello italiano del 1970) lo mette un po' a disagio. 3/10.
Una follia extraconiugale: nasce così il rapporto fra Evy, donna sposata e solitamente fedele, e il giovanissimo Franz. Lei vorrebbe chiuderla subito, ma lui non molla: il rapporto si lacera e le tensioni fra i due, che pure sanno di amarsi, aumentano.
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