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Gold

Regia di Anthony Hayes vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Gold

di Souther78
6 stelle

Metafore che si sommano, in una visione cinica e disillusa (pure troppo) dell'essere umano. Storia non avvincente, ma interessante. A tratti un po' lenta e ripetitiva, ma non per questo indigesta. Del resto, l'introduzione di ulteriori elementi avrebbe giovato alla fluidità, ma probabilmente banalizzato il tutto.

L'oro come metafora (ma neanche tanto!) della ricchezza. Il deserto come metafora della povertà di mezzi e d'animo. Questo dramma australiano (ma l'ambientazione potrebbe essere tranquillamente americana) riprende e post-modernizza i temi della frontiera e della corsa all'oro, che, non a caso, sono più volte citati.

 

Cambiano i tempi, ma non le pulsioni umane. Prima fra tutte, l'avidità. A scuola non ce lo dicono, ma i nativi americani non sono stati sgominati soltanto dai virus e dai fucili europei: la proprietà privata, l'accumulo, erano concetti a loro estranei, ma che, una volta introdotti, hanno funzionato una bomba a orologeria, spaccando dall'interno le comunità.

 

Qui tutto è ridotto all'essenziale, e tutto si riduce quindi all'esistenziale. Essere o avere? A che serve avere, senza essere? Del nostro (anti)eroe sappiamo poco. Anzi, pochissimo. E quel poco che sappiamo ci suggerisce che non sia mosso da grandi ideali, ma nemmeno idee. Pare addirittura che ad animarlo siano aspirazioni illusorie, basate su false informazioni. E', insomma, uno della massa. Uno dei tanti. Uno di quelli che credono alla propaganda (marketing, pubblicità, media?). E, così, si imbarca in un'avventura che finirà per essere la prova del nove della sua essenza. Come lui, anche tutti gli altri che si avventurano nel viaggio infernale, o semplicemente che gli si parano innanzi, sono mossi dalle stesse leve. Forse disumani, oppure umanissimi. Ma identici ai cani che si sbranano l'un l'altro. Cane non mangia cane - sembra dirci il regista - non è vero: inutile farsi illusioni, poichè di fronte all'opportunità o al bisogno tutti divorano tutti.

 

Il sole accecante del deserto sembra quasi un dantesco contrappasso all'oscurità dell'animo umano (perlomeno dei protagonisti). Il monito, pessimista e cinico, sembra essere che un'umanità accecata dall'egoismo e dall'avidità è destinata ad autodistruggersi. E, cionondimeno, a continuare a combattersi. No c'è rimedio nè assoluzione.

 

Una visione che si rivela al di sopra delle aspettative. Imperfetta, assai perfettibile, eppure originale nella sua essenzialità e nella basilarità delle sue riflessioni. Destabilizza, ma soltanto un po': in fondo non ce l'aspettavamo tutti che finisse in quel modo?

 

Il pregio principale di Gold è anche il suo difetto: la scarsità di dialoghi, ma anche di slanci narrativi, appiattisce il tutto, qua e là deludendo le aspettative di chi avrebbe sperato in un tantino di azione in più, o in qualche approfondimento dei personaggi e delle situazioni. D'altronde, quella essenzialità focalizza completamente l'attenzione sul protagonista e sulla dimensione introspettiva.

Qualche superficialità e ingenuità di troppo: per esempio, come si può avvolgere una corda attorno a qualcosa che non è libero sui lati avvolti?

 

Azzeccata la suspance iniziale al momento di decidere chi andrà e chi resterà: lo spettatore (perlomeno se a digiuno di trailer) può quindi domandarsi che tipo di storia sta per dipanarsi davanti ai suoi occhi.

 

Ogni tanto ci si annoia, e l'esposizione finisce per essere ridondante, ma in generale si apprezza l'originalità di un'opera che si rivela imprevedibile nello sviluppo e nel finale. Insomma, non un capolavoro, ma sicuramente un film diverso dal solito.

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