"Una volta, in qualche posto...non lontano da adesso..."
In un futuro prossimo che ricorda, per locations desertiche ostili e siccitose, e per i personaggi al limite della legge che popolano le lande desolate prese in considerazione, la fantascienza apocalittica di Mad Max, un vagabondo claudicante si unisce ad un viaggiatore per un viaggio alla ricerca dell'oro.
Questo viene fortuitamente trovato sotto forma di una enorme pepita nel bel mezzo del deserto, senza nemmeno dover dannarsi a scavare, dallo stesso protagonista impegnato in una sosta a fini urinari.
A quel punto i due uomini si impegnano a tentare di spostare quel masso, che tuttavia sembra inamovibile.
Decideranno che serve loro un escavatore, e che solo uno di loro dovrà andare a cercarlo, mentre l'altro dovrà fare la guardia all'incredibile giacimento a cielo aperto.
L'autista decide di partire egli stesso alla ricerca della scavatrice, lasciando di guardia il suo compare che, tuttavia, afflitto da quel clima ostile, dalla mancanza di cibo e di acqua, da minacce di strani individui e feroci animali in branco, comincerà a pensare seriamente di esser stato scientemente abbandonato dal compare a morir di sete e stenti, in modo da poter far suo il tesoro senza doverlo spartire con alcuno.
Impegnato nel suo secondo lungometraggio, l'attore Anthony Hayes, che si ritaglia il ruolo dell'infido co-protagonista, dirige un film dalle atmosfere inquietanti che riescono a dar vita ad un thriller futurista interessante e piuttosto incalzante.
Ma, in quel contesto naturale desolato e ostile all'umano sostentamento, è senz'altro la prestazione di un consumato e penitente Zac Efron, qui impegnato in una delle sue prove più drammatiche e convincenti,a conferire al film una sua completa e convincente dignità.
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