Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
"Quanti giorni della tua vita sei stato malato?". E' da questa domanda che parte il tormentato percorso interiore di David, guardia giurata ed unico superstite illeso di una strage ferroviaria dove sono morte centinaia di persone. Ad insinuare in lui il dubbio è Elijah, mercante d' arte "fumettaria" affetto da osteogenesi imperfetta, malattia genetica che lo condanna ad avere una struttura ossea molto più fragile del normale. I due sono tanto agli antipodi - uno indistruttibile e l' altro soprannominato uomo di vetro - quanto legati indissolubilmente come un eroe con la sua nemesi. Entrambi sono alla ricerca di un posto nel mondo, tentano di trovare una ragione alla propria esistenza e, nonostante il loro graduale ma intenso confronto si ammanti di mistero e soprannaturale, il loro disperare è terreno, inequivocabilmente umano. Lo spunto è folgorante, non c' è che dire, il cinema di Shyamalan è da sempre caratterizzato da idee degne di questo nome, sia nelle storie che nella loro messa in scena e "Unbreakable" non è certo un' eccezione. Girato con splendide intuizioni di regia, come la sequenza sul treno con la camera che s' insinua fra i sedili o quella dell' impresa eroica con l' inquadratura fissa sulla tenda mossa dal vento, questo "predestinato" è un film intenso, dal lento ma inesorabile incedere che sfiora argomenti come malattia, emarginazione e follia ma che si concentra soprattutto sui concetti di bene e male e sulla loro naturale contaminazione e connivenza. Per valorizzare ciò, il regista adotta un' impostazione fumettistica, sia nei contenuti che negli effetti visivi, giocando molto con colori intensi (il verde associato all' eroe ed il viola al villain) ma anche con luci ed ombre ed avvalendosi di una fotografia più che funzionale allo scopo. Convincente poi la scelta degli interpreti che contrappone un giustamente incredulo Bruce Willis ad un follemente angosciato Samuel L. Jackson. Facile che questa pellicola possa comunque essere addittata come una semplice favoletta fine a sè stessa ma la componente realistica non è mai stata il pezzo forte di Shyamalan ed i suoi sottotesti sono molto più efficaci di tanti altri film di denuncia o presunti tali.
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