Regia di Ang Lee vedi scheda film
Tutta la fama che ha questo film non l'ho capita. Al di là dell'indubitabile talento visivo del regista, la cui musa mi sembra - quanto meno nel lungo e inutile flashback centrale del film - John Ford, non vedo il succo di una vicenda di cappa e spada, dove i protagonisti si muovono attaccati a dei fili come delle marionette, con movenze che più che dei ninja ricordano un qualcosa a metà tra i pupi siciliani e l'Uomo Ragno. Fra l'altro nella sequenza delle canne di bambù mi è sembrato che i due attori (Chow e Zhang) annaspassero piuttosto comicamente. La trama è forzata e raffazzonata; una serie di snodi narrativi non reggono, soprattutto per quanto riguarda il personaggio della giovane Jen, che a un certo punto scarica l'amante, si sposa, poi scappa di casa e si mette contro i due personaggi che ammira di più. Per non parlare della moraletta finale alla Va' dove ti porta il cuore/Carpe Diem/ogni lasciata è persa.
A me è sembrato un colossale esercizio di stile, tecnicamente riuscito, ma poco significativo. Ormai certi film possono permetterseli soltanto americani e cinesi: non a caso il film di Lee ha beccato quattro premi Oscar. A me, però, tutta questa prosopopea non ha fatto grande effetto, nemmeno quando Lee ha messo in scena una specie di assalto alla diligenza in stile "Ombre rosse" in una specie di Death Valley cinese.
Tra gli attori la mia preferenza va a Michelle Yeoh. Quanto a Chow, non riuscivo a fare a meno di ricordarmelo col ciuffo alla Bobby Solo nella parte di Mark in "A Better Tomorrow".
Alla fin fine la cosa più emozionante di tutto il film (che comunque resta sui binari di una tranquilla sufficienza, ma niente più) sono le note che si sprigionano dal violoncello del mitico Yo-Yo Ma.
Il violoncello di Yo-Yo Ma nobiliterebbe anche un film con Alvaro Vitali.
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