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Gostanza da Libbiano

Regia di Paolo Benvenuti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gostanza da Libbiano

di sasso67
8 stelle

Basato su documenti autentici, "Gostanza da Libbiano" è il miglior film del pisano Benvenuti, sia per i contenuti che per tecnica puramente cinematografica. Dal punto di vista concettuale il film sarebbe piaciuto, con ogni probabilità, al Verri e al Beccaria, nonché al Manzoni della "Colonna infame". La condanna dell'uso della tortura, finalizzato ad estorcere delle confessioni dagli accusati, è infatti più che esplicita. Benvenuti ci fa vedere, inoltre, che all'interno della Chiesa vi erano delle menti aperte, in grado di ragionare e di capire che le accuse di stregoneria erano per la stragrandissima parte delle bufale. È storicamente provato, del resto, che i processi per stregoneria interessavano assai poco all'Inquisizione (ed erano spesso imbastiti dalle autorità civili per ragioni più che altro "politiche"), che invece puntava molto di più alla repressione degli "eretici". Dal punto di vista cinematografico, è evidente l'influenza degli Autori che hanno realizzato film sul processo di Giovanna d'Arco: la lezione di Dreyer, Bresson e Rossellini non è scivolata invano sulle spalle del regista pisano. Dal punto di vista figurativo, non passa inosservato l'imprinting del grande autore danese, anche nelle sequenze di raccordo, con l'inquadratura della torre, che si staglia, nera. sullo sfondo di un cielo chiaro, e ricorda non soltanto "La passione di Giovanna d'Arco" (1928), ma anche "Il vampiro" (1932) e "Dies Irae" (1943).
A merito di Benvenuti va anche la scelta degli interpreti: perfetta, com'era prevedibile, Lucia Poli, per intensità drammatica ed aderenza al personaggio, ma è ottimamente in parte anche il sacerdote livornese Valentino Davanzati, che ha i tempi e i modi richiesti per la parte che sta recitando. (29 dicembre 2007)

Sulla trama

Un processo per stregoneria nel Granducato di Toscana del 1594: una certa Gostanza è accusata di avere guarito con arti magiche, invocando il demonio. La donna, sotto tortura, ammette tutto e s'inventa storie di sabba con altre streghe per adorare Lucifero. Poi un esperto inquisitore, proveniente da Firenze, smonta tutte le accuse e la confessione.

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