Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
Vabbe' che è una favoletta - lo si capisce dalla voce narrante all'inizio e alla fine - ma "Chocolat" è davvero un film inconsistente, inutile, insulso, forzato, patinato, calligrafico e falso (ma perché in un villaggio francese dovrebbero attaccare dei volantini scritti in inglese?). I personaggi sono tutti troppo buoni o troppo cattivi, anche se in conclusione tutti diventano buoni, con un finale forzatissimo e per niente credibile. Qualche notazione interessante qua e là c'è, come il giovane pretino di campagna che si fa dettare i sermoni dal politicante di turno (in Italia oggi accade esattamente l'opposto). Lasse Hallström, che tanto m'era piaciuto una ventina d'anni fa con "La mia vita a quattro zampe" (1985), ha realizzato una brutta copia del "Pranzo di Babette" (1988) politicamente correttissima, diretta forse contro gli ipocriti e i bigotti, che non si capisce quale senso possa mai avere, se non sfruttare la presenza, per una volta quasi inosservata di Johnny Depp, e i sorrisini insulsi di Juliette Binoche (ma quanto è generosa... non è che sia un angelo consolatore?). Il più bravo qui è Alfred Molina, purtroppo condotto più volte a sfondare il muro del ridicolo involontario.
Mi sembra che di film come questo si dovrebbe fare a meno e ne sconsiglio vivamente la visione. Del resto, me l'aspettavo che fosse più o meno così. Perché l'ho guardato? Me l'ha portato una collega al lavoro per farmelo vedere e non ho potuto dire di no. Ma che non m'è piaciuto glielo dico.
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