Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Scene da un matrimonio', in origine, era stato concepito come un film per la TV dalla durata fluviale di oltre cinque ore, ma poi il cineasta svedese pensò di trarne anche una versione più breve - di due ore e 43 minuti - da fare uscire anche al cinema: questo fa si che il suo concepimento originario per il piccolo schermo sia evidente.
Esso narra le vicissitudini coniugali della (in apparenza) realizzata coppia formata da Marianne (Liv Ullmann) e Johan (Erland Josephson), è diviso in sei capitoli - 1. Innocenza e panico 2. L'arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto 3. Paula 4. Valle di lacrime 5. Gli analfabeti 6. Nel cuore della notte in una casa buia da qualche parte del mondo - dove, pian piano, si verifica lo sgretolamento del matrimonio tra i due coniugi, con la relazione che, da stabile e felice, in maniera quasi impercettibile, si trasforma in negativo, con litigi e tradimenti, prima da una parte poi dall'altra, tira e molla infiniti, per terminare in un ormai più che prevedibile (ed inevitabile) divorzio.
I sei capitoli sono costituiti da sequenze che contemplano ciascuna le tre unità aristoteliche e i passaggi consequenziali, a volte, prevedono un breve lasso temporale e, in altri casi, addirittura diversi anni, come tra la quinta e la sesta, in cui il tempo trascorso è pari a sette.
'Scene da un matrimonio' è costruito sulla prevalenza della parola sulle immagini, con estenuanti ed affilati dialoghi, segnati da una pungente ironia, che però, in più di un'occasione, sconfinano nella verbosità, ma è sorretto dalla classe dei due primattori, impegnati in un tour de force verbale che li vede, a turno, perennemente in scena ed è ripreso praticamente tutto in interni.
Nel primo capitolo i protagonisti sono messi sullo stesso piano di noi spettatori, in quanto anch'essi assistono esterefatti, durante una cena, alla furibonda lite di una coppia di loro amici, Katarina e Peter (interpretati da una sorprendente Bibi Andersson, fuori dai consolidati schemi di donna bergmaniana gentile ed innamorata, qui sboccata e disinibita, e da Jan Malmsjo), ai quali i fumi dell'alcool hanno tolto ogni freno inibitorio, che si insultano in un gioco al massacro che ricorda, a grandi linee, 'Chi ha paura di Virginia Woolf?' di Mike Nichols.
Un Bergman al vetriolo sul tema della coppia e, tra tutti i suoi lavori, certamente uno dei più ostici - per le sue caratteristiche sopra evidenziate e ancor più per la durata - dell'intera sua filmografia per i non appassionati dell'autore scandinavo.
Voto: 7 (v.o.s.).
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