Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Bellissimo film che approfondisce la relazione della coppia all'interno di un matrimonio. Le tesi fondamentali del film le condivido appieno e mi ci rispecchio. Non si smette mai di amare chi si è amato in passato, ma ciò non impedisce di rifarsi una vita; non esiste una relazione duratura, "per sempre" come dicono i due protagonisti in uno dei loro confronti sul senso del matrimonio; il logorio della routine, il "secondo piano" del sesso che poi diventa però un motivo scatenante nella separazione. Questo film è incredibile. Penso che ha 35 anni e a un certo punto ho visto davanti ai miei occhi una scena che ho vissuto dal vero, più o meno con le stesse parole, le stesse considerazioni, le stesse sensazioni, il volere fuggire, scomparire, ma anche la ripugnanza verso tutto oltre che verso se stessi. Bergman sonda le profondità dell'animo, le ragioni dell'amore e della sua fine affermandosi come sempre un grande, forse quasi l'unico regista capace di una tale analisi e di raggiungere un tale livello di espressione.
Azzeccatissima. Nella crisi esiste solo il silenzio assoluto.
Il film è costruito in maniera ineccepibile. Nel confronto per esempio della coppia amica che si accusa e si offende senza mezzi termini, la macchina da presa si muove solo tra i due attori, lasciando al di fuori non solo del dialogo, ma anche dei due personaggi gli amici lì presenti che ascoltano e anche chi guarda il film. Il rapporto di coppia è una cosa a due, al suo interno, ed è un relazionarsi con gli altri in due al suo esterno. Le riprese, il montaggio, tutto riesce a esprimere le contraddizioni della ragione contrapposta al legame sentimentale. Le mani unite al risveglio, prima che lui abbandoni per sempre il matrimonio. La macchina da presa che insegue i personaggi nelle stanze, i primi piani degli sguardi e delle mani, tutto si muove sui sentimenti traditi dai gesti. Grande opera di regia, grandi attori!
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