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Il piacere è tutto mio

Regia di Sophie Hyde vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il piacere è tutto mio

di laulilla
4 stelle

Una donna londinese si è pentita di aver confuso la rispettabilità piccolo-borghese del periodo vittoriano con la volontà divina (ma la regina Vittoria era morta da un secolo, o quasi)

 La signora Sara Robinson (Emma Thompson), vedova e quasi vecchia, si stava chiedendo se la sua vita integerrima fosse davvero stata la migliore possibile: il suo corpo, quasi sfiorito, non aveva mai conosciuto il piacere di una carezza teneramente appassionata; sessualmente era stata utile a procreare due figli, ma era stata esclusa dall’orgasmo e dal piacere, col suo consenso, da un marito frigido.


A differenza delle antiche matrone romane, Sara domi [non] mansitlanam [non] fecit.

Purtroppo per lei, però, casta vixit, secondo le regole che, fin da giovane, si era data e che aveva pubblicamente e severamente sostenuto dalla cattedra, quando a Londra aveva insegnato religione nei licei.

Riconsiderando ora la propria vita e il fluire implacabile del tempo, Sara aveva deciso di togliersi alcune curiosità sul piacere sessuale e sull’orgasmo, acquistando –  il contatto era avvenuto via Internet su un sito di incontri –  a questo scopo le prestazioni di  un gigolò professionista.


Col nickname di Nancy Stokes –  in una stanza d’albergo fra le anonime  abitazioni di un sobborgo della periferia londinese – aveva dunque incontrato un ragazzo molto giovane, anche lui col suo nickname: Leo Grande (Daryl Mc Cormac).
Chi vuol sapere se Sara – vincendo le proprie ritrosie e i propri complessi – avrebbe finalmente provato le gioie del piacere sessuale con lui, bellissimo giovanotto irlandese dagli occhi azzurri, dall’aspetto abbronzato e dal corpo scultoreo, dovrà vedere il film…

 

 

 

 Presentato come un capolavoro insolito e originale, il film ha in realtà precedenti illustri, certamente tenuti presenti dalla furba regista che sarà anche al suo primo lungometraggio, ma conosce benissimo il cinema e i temi che ne hanno attraversato la storia.

 

Il tema del gigolò, trattato in molti film antecedenti, mi ha ricordato almeno L’uomo da marciapiede, Gigolò per caso e, sopra ogni altro, American Gigolò, opera di grande complessità e spessore che ha ispirato, oltre alle prime scene di questo, il personaggio del maschio bellissimo, gentile e muscoloso che offre alle donne i propri servigi venali, celando la propria identità, la doppia vita, trasformandosi in corteggiatore attento, galante e, per molti aspetti, rituale.

 

Il film ha ottenuto giudizi assai lusinghieri, non per caso quasi tutti maschili, ma lascia non poche perplessità: il nickname della signora Robinson, il promemoria delle sue pretese, l’anonima camera d’albergo con tanti specchi, i discorsi crudamente espliciti o goffamente allusivi sono modi diversi per non indagare dentro di sé, estrema difesa dai problemi rimasti senza risposta.
Il suo personaggio, nevroticamente logorroico, è meglio disegnato e più credibile di quello di Leo, professionista gentile che offre le proprie prestazioni con dolcezza più o meno disinteressata, ma che è sfuggente per indeterminatezza di scrittura: è forse un bello di giorno pensieroso e infelice? è alla ricerca della madre? è un furbacchione che ha saputo cogliere nella maternità infelice  il problema davvero irrisolto di lei?

La prostituzione (maschile o femminile non ha importanza) è un fenomeno vecchio quanto il mondo, ma abominevole e inaccettabile nei paesi civili (dove le scelte sessuali sono libere), nei quali nessuno può arrogarsi il diritto di considerare il/la partner alla stregua di un oggetto di cui liberamente disporre, usandolo e gettandolo secondo il proprio capriccio. Ammiccarvi e scherzarci sopra è quanto meno discutibile

 

Quanto a Emma Thompson: che sia una bravissima attrice mi pare una grande scoperta… dell’acqua calda. Che meriti l’Oscar per questo film…mah!

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