Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Dopo avere saputo dell'improvvisa morte del figlio - che non vede da molti anni - Orlando (Placido), un taciturno contadino settantacinquenne della Sabina che non ha mai lasciato il paese d'origine, parte per Bruxelles per dare un ultimo saluto al congiunto. Qui però scopre che il ragazzo aveva una figlia, Lisa (Kazankova), una "monella" (come la chiama ostinatamente) di tredici anni che non vuole saperne di trasferirsi col nonno nel paesino avito.
Con una scelta stilistica ardita, quella di usare esclusivamente un grandangolare che sta quasi sempre incollato sul volto di un Michele Placido a dir poco strepitoso, Vicari riesce a restituire perfettamente lo spaesamento di un anziano trovatosi improvvisamente a contatto con una metropoli inimmaginabile, nella quale - pur di sopravvivere con la nipotina - è costretto ad accettare un lavoretto dopo l'altro e a ridefinire la propria identità, caparbiamente ancorata a una dimensione arcaica. Meno riuscita è la scelta narrativa, che gioca su una serie di variazioni (le risposte secche, i mcjobs, la sigaretta perennemente in bocca, lo sguardo che ora scruta, ora è sorpreso) che premiano moltissimo la dimensione antropologica del film, indebolendone il ritmo e scivolando su una dimensione fiabesca.
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