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Il diario di una donna perduta

Regia di Georg Wilhelm Pabst vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il diario di una donna perduta

di sasso67
8 stelle

Forse il film migliore di Pabst, più ancora di “Lulu”, dove il peso dell’operazione poggiava quasi per intero sul caschetto di Louise Brooks. Qui, invece, nonostante un finale alquanto consolatorio (ma sembra che in origine la storia avrebbe dovuto concludersi con Thynian che diventa proprietaria del bordello), la critica sociale è feroce, sebbene la vicenda, nelle sue linee principali, non prescinda da quella del romanzo ottocentesco di stampo dickensiano. Come tutti gli intellettuali, inoltre, Pabst aveva anche il polso della mentalità tedesca, intrisa di militarismo prussiano, come si vede nell’episodio ambientato nell’istituto per il recupero delle ragazze “perdute”. E sarà proprio questa mentalità a fungere da brodo di coltura per il nazismo. Se si vedono alcuni film, o si leggono dei libri od opere teatrali, del periodo weimariano, si può notare come i migliori intellettuali tedeschi avessero messo in evidenza questi elementi che avrebbero accelerato la fine della democrazia. Purtroppo avevano talmente colto nel segno che il popolo non se ne accorse nemmeno, quando giunse ad incoronare Hitler. In questo senso, il film di Pabst ha anche un valore di testimonianza del clima e del modo di essere di un’epoca.

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