Alla fine degli anni '70, nel trevigiano, il periodo di rapida espansione delle città investe anche la famiglia Bottacin, composta da Primo, Anna e Tiberio. Per loro, e in particolare per il giovane Tiberio, il cambiamento dalla vita contadina a un contesto urbano sarà piuttosto tumultuoso.
Note
Il racconto di un periodo storico di grandi trasformazioni sociali ed economiche, in cui anche le sale cinematografiche, luoghi tipici di fruizione comunitaria, dovettero ripiegare verso una programmazione a luci rosse per evitare il fallimento.
Pennacchi è l'unica cosa che si salva di questo film amatoriale, reazionario e moralista. Personaggi scritti in modo scadente, colpi di scena a caso, in una storia strapiena di buchi di trama ovunque, condita con tanta retorica e frasi fatte. Un film televisivo fatto apposta per finire in prima serata su Rai 1, ma con il soggetto sbagliato.
“Tutto il resto è noia…” cantava Califano in quegli anni ‘70, il tempo del film, e noia assoluta, totale, è quella che assale fin dalle prime scene lo spettatore visionario anomalo, quello che non si arrende a un ruolo passivo e che, però, non riesce a ridere o a commuoversi con il resto della sala, in definitiva quello un po’ rompino,… leggi tutto
Nella seconda metà degli anni Settanta una famiglia trevigiana si sposta da un paesino al centro della città. Una piccola rivoluzione per tutti: per Primo, per sua moglie Anna e per l'adolescente Tiberio, che frequenta ragioneria, la squadra di rugby parrocchiale e, quanto di più sconvolgente, il cinema e le riviste a luci rosse.
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Commenti (2) vedi tutti
Tutto il resto è noia...
leggi la recensione completa di yumePennacchi è l'unica cosa che si salva di questo film amatoriale, reazionario e moralista. Personaggi scritti in modo scadente, colpi di scena a caso, in una storia strapiena di buchi di trama ovunque, condita con tanta retorica e frasi fatte. Un film televisivo fatto apposta per finire in prima serata su Rai 1, ma con il soggetto sbagliato.
commento di Haloahaloa