Regia di William Brent Bell vedi scheda film
Primo e principale motivo di interesse per chi, come me, è orfano di “Orphan” (2009, nel senso che non l’ho ancora visto) è conoscere la vera età dell’attrice protagonista Isabelle Fuhrman. Tolto il sassolino dalla scarpa (l’età vera mi pare piuttosto congrua...), la seconda urgenza è: perché cavolo ci si ricorda nelle orecchie di “Maniac”? (il brano techno pop che accompagna Esther in un suo trasferimento in auto); appurato che si tratta(va) della trave di sostegno della colonna sonora di “Flashdance” (1983), si cessa di sorprendersi sulle questioni pubbliche e private di età anagrafica (volutamente glisso...).
Pruriti a parte, confesso che da un film come questo dal quale non mi aspettavo pressoché nulla ho invece ricevuto impressioni positive: la sceneggiatura femmineo-complottista che si sviluppa man mano e che dribla con ardita nonchalance il buon senso poliziesco e le derivazioni genetiche maschili (“Rossif-ben- Donald” Sutherland è più lesso del topolino che Esther, suo malgrado avvelena...), senza esagerare con lo splatter (anzi, quasi quasi... ce ne voleva ancora...) cattura con efficacia l’attenzione anche di uno spettatore abitualmente disinteressato al genere.
Peccato che, essendo un prequel, il finale è già costretto nei suoi termini; però ciò non impedisce di tifare contro, inutilmente ovvio, come fosse Juve-Pordenone; ma con la giusta passione (disinteresse?) sportiva ci si diverte lo stesso, anzi, di più.
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