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Manon

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su Manon

di millertropico
8 stelle

Clouzot è un regista che in molti dei suoi film ha giocato davvero in modo molto scoperto con quelle che si potrebbero definire "come le tendenze sadiche della sua personalità d'artista", e basta scorrere i titoli della sua filmografia per averne adeguata conferma, poichè se ne trovano tracce un pò dappertutto, ma soprattutto ne I diabolici, Vite vendute, Il corvo, La verità Le spie.
Non sfugge a questa tentazione, nemmeno il libero adattamento che fece nel 1948 del romanzo Manon Lescaut dell'abate Prèvost aggiornandolo ai tempi dell'ultimo conflitto mondiale: anche qui si può riscontrare infatti un sadismo diffuso e molto più raffinato e sottile del solito, che si ritrova già nell'impostazione generale dell'opera, oltre che nel destino fatale dei due amanti, e che si ampifica per gradi fino a raggiunge il suo apice nella crudeltà delle sequenze finali, poichè è proprio in quel trascinarsi agonizzante dei corpi assetati dei due amanti fra le sabbie e le rocce  del deserto assolato della Palestina che rasenta quasi la necrofilia, che sembra voler assumere addirittura il senso della più personale, autentica e vera espressione anche stilistica dell'autore, tanto è "goduto", curato, insistito fin quasi a diventare disturbante per lo spettatore, ma riscattato dalla straordinaria potenza delle immagini, così coinvolgenti e realistiche, da farlo diventare davvero e a pieno titolo,  un magnifico epigono degno di Stroheim e di Vidor.
Cupo, amaro, terribilmente privo di ogni speranza, pur avendo vinto il Leone d'orp a Venezia, scandalizzò per ragioni diverse,i bempensabti dell'epoca,  una volta tanto uniti in un "rifiuto"  globale che unificò la destra alla sinistra.
Bloccato dalla censura per quasi due anni, fu poi distribuito regolarmente sui nostri schermi con meno interventi riduttivi di quanto si poteva immaginare all'inizio (il taglio più evidente e importante fu quello di un bacio in chiesa).
E' il film che rivelò Cécile Aubry, acerba meteora presto dissolta nel nulla ma che in questo film è una presenza di straordinaria rilevanza alla quale il Morandini giustamente dedica i seguenti versi di De Musset: "sfinge meravigliosa, vera sirena, cuore tre volte femminile... che perversità e che inaudito ardore per l'oro e per l'amore!"

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