Regia di Sergio Capogna vedi scheda film
La tormentata relazione, in piena epoca fascista, fra un tipografo figlio di un socialista ucciso dal regime e una ragazza di origini ebraiche.
Con Diario di un italiano si chiude prematuramente la filmografia di un autore ingiustamente poco noto del nostro cinema, Sergio Capogna; quarto lungometraggio a soggetto per lui in tredici anni, trattasi dell'adattamento sul grande schermo di un racconto di Vasco Pratolini, Vanda (da Diario sentimentale). Il cambio di titolo già da solo spiega le ragioni 'civili' della scelta di tale opera; Capogna figura peraltro anche come unico sceneggiatore e pure come montatore della pellicola. Le sue capacità dietro la macchina da presa ricordano quelle di abili illustratori quali Vancini o Bolognini; forse il ritmo - carente - è la pecca principale del lavoro e i continui interventi della voce off peggiorano tale sensazione, ma a collaborare alla discreta riuscita dell'opera ci sono poi i contributi di Franco Bottari per le scenografie, di Antonio Piazza per la fotografia e del cantante pop Donatello per la (validissima) colonna sonora. Lo stesso musicista è il protagonista: prima volta su un set cinematografico dagli esiti incoraggianti per lui, ma anche per la coprotagonista Mara Venier, giovanissima e dal futuro roseo soprattutto sul piccolo schermo. Nomi di maggior spessore fra gli interpreti sono poi quelli di Alida Valli, Silvano Tranquilli e Pier Paolo Capponi. Capogna sarò costretto da una grave malattia a chiudere qui la sua carriera. 4,5/10.
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