Regia di Fabio De Luigi vedi scheda film
Tre di Troppo: il Titolo Dice Tutto
Più ci ripenso, più questo film mi lascia perplesso. All’uscita dalla sala mi era sembrato quantomeno dignitoso, ma col passare dei giorni quell’impressione si è dissolta, lasciando spazio a un senso di fastidio latente.
Il vero problema non è che il film non faccia ridere — anche perché, a conti fatti, non sembra nemmeno provarci davvero. Al contrario, si percepisce chiaramente un’ambizione “alta”, quasi moralistica, nel voler far riflettere. Peccato che, nel tentativo, inciampi spesso su se stesso.
I temi affrontati — come l'invadenza dei genitori o la precoce adultizzazione dei bambini — sono potenzialmente interessanti, ma vengono trattati con una superficialità disarmante. A tratti sembrano inseriti più per moda che per reale urgenza narrativa. Anche il messaggio sul superamento dei propri limiti è gestito in modo prevedibile, quasi scolastico.
Tecnicamente, la sceneggiatura tiene insieme i pezzi, ma non osa mai davvero. Sembra costruita su misura per esaltare i due protagonisti, che però finiscono per cannibalizzare il film. Il risultato è un’opera sbilanciata, dove la storia si piega costantemente alle esigenze di performance, senza mai decollare.
Fabio De Luigi, dietro la macchina da presa, si limita a fare il compitino. Nessuna invenzione registica, nessun guizzo visivo: solo una regia piatta, funzionale e dimenticabile. Alcune scene sembrano costruite per innescare gag che non arrivano mai, lasciando un senso di attesa frustrante. E forse è proprio questo il paradosso: si percepisce la voglia di abbandonare la commedia classica, ma senza avere il coraggio — o la visione — per proporre un’alternativa valida.
Il risultato è un film confuso, incompleto, che fatica a trovare una sua identità. Un altro esempio di quel cinema italiano contemporaneo che vorrebbe ma non può, lontano anni luce dalla vitalità — anche popolare — delle commedie degli anni ’70 e ’80.
De Luigi ha talento, lo sappiamo. Ma qui sembra tenerlo in ostaggio. E Virginia Raffaele? Brava, certo, ma forse è davvero ora che si emancipi da se stessa.
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