Regia di Akiva Schaffer vedi scheda film
Qualche volta le piattaforme sorprendono con prodotti pensati per lo streaming che potrebbero ben figurare in sala. Tra questi è da annoverare "Cip e Ciop: Agenti speciali" che si ricollega all'omonima serie di fine anni Ottanta, serie che francamente non ho seguito perché a quattordici anni erano finiti, per me, i tempi dei cartoni animati. Il film vuole essere una sorta di sequel, trent'anni dopo la soppressione della serie. Il ritorno di Cip e Ciop è in grande stile e teorizza la fine del sodalizio artistico tra i due scoiattoli a causa dell'egoismo di Ciop (quello con il naso rosso!) che lasciò "Agenti speciali" per un fallimentare progetto solista, la Spy serie "00 Ciop". I due roditori vengono rintracciati dal vecchio amico, il topone Monterey Jack, caduto nel racket dell'usura a causa della dipendenza dal gorgonzola. I malumori dei due scioattoli, ormai da tempo ex partner ed ex amici, vengono messi da parte quando Monty viene rapito. La squadra investigativa Cip & Ciop, di nuovo riunita, è l'unica in grado di trovare il vecchio ratto pacione e svelare il mistero dietro la sua momentanea dipartita.
Il riciclo è un'arte appresa anche nel mondo cinema. C'è chi ricicla titoli famosi per sfornare nuove serialità da piccolo schermo ("Le fate ignoranti", "È andato tutto bene") e c'è chi sul grande schermo si lancia in saghe infinite ("Marvel", "DC Comics", "Star Wars") e reboot ("Star Trek", "Jurassic World") perché la fidelizzazione che un tempo era legata alle tessere del supermercato oggi è una costante industriale a cui il cinema si piega sempre più spesso. "Cip e Ciop: Agenti speciali' non è da meno nel riproporre una vecchia gloria targata Walt Disney. Il film attinge nel "già visto" e sfrutta la tendenza alla malinconica riproposizione dei successi del passato per confezionare un prodotto spiritoso e citazionista che si rifà a quel momento storico in cui la Disney poneva le basi per la crescita esponenziale degli anni 2000.
La prima fonte di citazione è "Chi ha incastrato Roger Rabbit", coevo prodotto ludico che già pescava nell'immaginario collettivo con personaggi storici come Betty Boop, Topolino, i Looney Tunes. Il film di Zemeckis del 1988, anno di uscita della serie animata "Cip e Ciop", raggiungeva l'apice nell'integrazione tra live action e cartoon con le spassose avventure tra Bob Hoskins ed il coniglio innamorato. Il film "Cip e Ciop: Agenti speciali" parte dal lascito testamentario del film di Robert Zemeckis che viene ripreso e perfezionato nell'impeccabile alchimia tra cartoon e vita reale. Non paghi, i creatori della Disney hanno alzato l'asticella mescolando animazione classica, CGI e plastilina per rendere ancora più ricco il contenuto tecnico ed offrire al pubblico un riassunto di trent'anni di animazione. Il cameo di Roger Rabbit, dunque, non è solo un omaggio al personaggio ma alla fonte d'ispirazione del regista Akiva Schaffer, classe '77 che, con tutta probabilità, con i suoi 11 anni sarà stato un fan del coniglio e della sua formosa mogliettina. "Chi ha registrato Roger Rabbit" è diventato con la maturità del regista uno strumento da emulare per raggiungere nuovi vertici di integrazione tre reale e fantastico che questo film sembra toccare costantemente.
"Cip e Ciop" mi ha colpito per la stratificazione delle reminiscenze televisive e cinematografiche. La più profonda guarda al pubblico adulto che era bambino tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Oltre alla serie originale degli investigatori scoiattoli vengono citati l'eroe pipistrello in un improbabile vis-à-vis cinematografico con E.T., l'iconico eroe Sega degli anni '80 "Sonic", la sensuale Tigra dei Cinecomics Marvel, I Simpson, Indiana Jones (che poi ispira il personaggio di Cip fin dall'origine), il fallimentare musical Cats, il robot Voltron (da noi uscito nelle TV private degli anni '80 col nome Golion in una versione decisamente diversa"). Tali citazioni sono decisamente più sottili e l'ironia richiede un bagaglio di esperienze decisamente superiori come avviene nell'esilarante fotogramma che inquadra il poster del film "Mr. Doubtfire" interpretato da Meryl Streep in versione anziana e senza capelli. Lo strato superiore, quello che sta sotto la superficie del racconto è, invece, zeppo di citazioni appositamente dedicate ai bambini. Da "Shrek", "Ralph", "Peter Pan", "Bambi", "Winnie the Pooh" passando per "Peppa Pig", "Paw Patrol", "My Little Pony" c'è spazio perché anche i più piccoli possano sentirsi protagonisti di una lunghissima caccia al tesoro che non ha il solo scopo di smascherare le attività criminali di Sweet Pete ma di scovare una miriade di personaggi appartenenti al loro piccolo e ancora limitato beckground. La forza del film sta proprio in questo. La voglia di rendere partecipi i bambini nel ruolo che di norma è dedicato agli adulti. Tale ricchezza non sarebbe comunque sufficiente a garantire il buon risultato dell'operazione. Ritmo, divertimento ed una sceneggiatura che rispetto all'originale serie televisiva risultata ben più articolata ci rammentano che i bambini di oggi sono sempre più esigenti e non s'accontentano di un cartoon qualsiasi alla televisione perché godere di un'avventura pirotecnica e logorroica li trasporta molto più all'interno di ciò che stanno guardando. Credo che il successo di questo film sia dovuto al buon connubio tra narrazione e divertimento, tra tecnica e sceneggiatura. A mio parere un buon modo per passare due orette in allegra spensieratezza.
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