Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Il "multi split screen" cui ricorre Luhrmann in maniera fastidiosa tradisce la ridondanza vorticosa e pedante di questo film, spiegandone e sbugiardandone al tempo stesso il poderoso battage pubblicitario che lo sta accompagnando. La prima ora è splendida e ubriacante. Il resto tenta di essere cronaca di un passato recente che è altrettanto noioso dell'ora e mezza di storia conclusiva (tanto si trascina..., condito di attenati ai Kennedy, delle follie dei Manson, del martirologio di M.L. King, una valenza storiografica della quale urgenza e necessità avrei fatto volentier a meno, o, perlomeno, l'avrei fatta più corta di tre quarti d'ora), si appoggia su bravi attori e su una musica che non avrebbe bisogno nè del bravo Luhrmann, nè delle faccine lucide dei neo attori carucci reclutati per l'occasione, men che meno del naso finto di Tom Hanks (confesso: è un attore che non mi è mai piaciuto) per agitarci felici sulle nostre poltrone battendo il ritmo di una musica che qui si sacrifica a favore di altri registri. Manca l'amore, non mi meraviglio: tanto business non può che oscurare l'amore.
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