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Elvis

Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film

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La recensione su Elvis

di YellowBastard
8 stelle

Il Re.

Elvis Presley.

Nome e cognome di un titano che risuonerà per sempre negli annali della musica, un mito che come molti altri si é spinto troppo oltre bruciandosi precocemente ma il cui ricordo continuerà a riecheggiare nella leggenda

 

Elvis : rencontre avec Baz Luhrmann, auteur du biopic sur le roi du rock  Elvis Presley

 

Tornato alla regia a nove anni da Il Grande Gasby, Baz Luhrmann (che ha curato anche il soggetto e scritto la sceneggiatura insieme a Sam Bromell, Craig Pearce e Jeremy Donner) realizza con Elvis un film a cui risulta stretta l’etichetta di biopic, che, proprio come il suo protagonista, vuole essere tutto e ancora di più raccontando l’ascesa e il declino del celebre cantante ma senza rinunciare nemmeno per un attimo al suo stile eccessivo e sfolgorante, a volte anche in modo frammentario ma comunque estremamente efficace nel descriverne la parabola artistica e umana anche in modo intimo, specie nel mostrare le sue fragilità mascherate spesso dal successo, in modo spesso sgargiante ma anche profondamente cupo.

 

Con un ritmo sfrenato e un montaggio frenetico, tra split screen e onomatopee, Luhrmann dimostra fin dall’inizio che Elvis più che un film vuole essere soprattutto un’esperienza visiva (e sonora).

In questo senso le esagerazioni barocche tipiche del regista non devono più essere “giustificate” ma vengono invece naturalmente assorbite dal racconto e dalla stessa grandeur del protagonista, in un approccio scenico e narrativo dover musica e spettacolo si amalgamano felicemente (e a qualsiasi livello) con la sua vita quotidiana.

 

La pellicola di Luhrmann infatti non vuole essere una ricostruzione pedestre (e quindi sterile?) della vita di Elvis (e che é già stata fatta innumerevoli volte) quanto invece celebrarlo creandone, in modo anche programmatico, una personalissima versione quasi post-moderna che tra effetti stroboscopici e virtuosismi cinematografici cerca soprattutto di farne emergere l’anima, non solo di Elvis ma anche della stessa America, raccontandone i cambiamenti ma anche di come proprio Elvis vi abbia, direttamente o meno, contribuito.   

 

Elvis" Review: Austin Butler Is Phenomenal In Baz Luhrmann's Wild Biopic

 

Ne consegue che il film é anche uno spaccato sugli Stati Uniti e sull’industria musicale americana tra gli anni’50 e ‘70 quando si sperimentava un sistema ancora da definire e in continuo cambiamento, e di cui abbiamo nel film i due principali punti vista, quella artistico (Preasley) e quello imprenditoriale, rappresentata dallo storico manager di Elvis (il Col. Parker), costantemente in conflitto tra loro (ma una non può esistere senza l’altra) e che qui ne incarnano, in un certo senso, la loro versione più estremizzata.

 

Elvis é costruito episodicamente, ognuno dei quali ha il compito non solo di mostrarne la scalata al successo ma anche di raccontarne l’artista e la sua insofferenza verso le imposizioni dall’esterno, ovvero di quel Col. Parker a cui il cantante deve, nel bene e nel male, moltissimo (forse troppo).

 

Interpretato da un luciferino Tom Hanks, lo storico impresario e manager di Elvis e la voce narrante che accompagna l’intera pellicola, soffermandosi soprattutto sugli aspetti legati alle manipolazioni e alle invenzioni commerciali.

Pesantemente truccato il premio Oscar si cala perfettamente nella parte, divertendosi un mondo nel portare sullo schermo un personaggio che poteva tranquillamente essere ridotto a una figura macchiettistica, così a metà tra buono e (soprattutto) cattivo, donandogli invece profondità ma anche una certa umanità.

 

Le location USA dove è stato ambientato il film "Elvis" con Tom Hanks

 

Elvis invece è interpretato da Austin Buttler, particolarmente metodico che ha preferito non puntare troppo su un approccio meramente fisico (l’attore ricorda molto vagamente il vero Elvis Preasley) e optare invece nel ricalcarne certe movenze, negli sguardi o nel timbro della voce, in modo (forse) più sottile quindi e meno esplicito, cercando di catturarne lo spirito più sexy (da giovane) o quello più da showman (nel periodo lasvegasiano).

 

E non a caso il film si chiude idealmente con una vera performance di Elvis (una toccante versione di Unchained Melody del suo ultimo concerto registrato il 22 giugno del 1977, a meno di due mesi dalla sua morte e già fortemente debilitato) che si sostituisce alla sua controparte cinematografca.

 

Elvis Presley - 'Unchained Melody' - With Never Seen Before Intro |  Unchained melody, Elvis presley, Elvis presley videos

Il Re é morto. Lunga vita al Re.

 

VOTO: 8

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