Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Pellicola con tutti i pregi (buone interpretazioni, brusche accelerate di ritmo, buon soggetto) e i difetti (secondo il sottoscritto) di Takeshi Kitano che come suo solito opta per una regia contemplativa e a tratti statica come un film sovietico. Ne deriva un ritmo con molte cadute anche se il regista ha il merito di risultare a tratti poetico (come nell’esecuzione del boss). Discreta la sceneggiatura (di Kitano) che rende simpatico un personaggio terribile come il protagonista (interpretato dallo stesso Kitano) lasciando, poi, con l’amaro in bocca lo spettatore quando viene eliminato. Purtroppo, come al solito, vi sono una serie di sequenze, a mio avviso, inutili che sortiscono il solo effetto di appesantire il ritmo e dilatare la durata del film (vedi le scene in cui i tipi giocano a basket o alcune in cui scommettono a ripetizione).
Presenti molte autocitazioni (in particolare a “Sonatine”) come l’ottima parte finale a partire dalla sparatoria al buio nella villa dei mafiosi italiani. Le scene dei dadi, saranno, invece, autocitate nel successivo “Zatoichi”.
Non manca il gore che per esser in un film drammatico è decisamente abbondante (teste decapitate, 1 sventramento, sangue a fiumi, amputazione di dita). Buone in generale le interpretazioni con Omar Epps che vince il premio simpatia soprattutto grazie agli ultimissimi buffi minuti.
Con un’altra regia (non me ne vogliano i fans accaniti di Kitano) e con qualche minimo taglio qua e là sarebbe risultato un gran bel film, in ogni caso è cmq una pellicola di pregevole fattura. Voto: 7.5+
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