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La fontana della vergine

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su La fontana della vergine

di maurizio73
8 stelle

La giovane Karin, figlia unica di un possidente terriero, viene incaricata dal padre di recarsi presso un santuariano mariano oltre il bosco per portare dei ceri votivi che l'usanza vuole siano offerti da una fanciulla ancora vergine. Violentata,uccisa e derubata da due sciagurati pastori che recano con sè un terzo fratello ancora piccolo, questi cercaranno ospitalità proprio nella casa del genitore della ragazza. La sua vendetta sarà implacabile.

 

 

Da una leggenda svedese del XIV secolo, adattata nella forme di un racconto morale ed allegorico sul passaggio dai secoli bui della violenza e del paganesimo ad una nuova era di speranza e di carità criastiane, questo film del maestro svedese è illuminato dalla forza della semplicità e vibra delle oscure passioni che animano lo spirito umano nel suo lungo e doloroso cammino verso la modernità. Nelle forme apologetiche di una parabola del sacrificio e della espiazione, si innestano le classiche tematiche del regista legate all'imponderabilità del destino umano ed alla inestricabile complessità dei rapporti familiari (l'affetto della madre verso la figlia non può colmare quello della stessa verso un padre severo ed inflessibile), conducendo il suo solito sguardo antropologico sulla nascita di un nuovo sentimento religioso in seno all'arretratezza ed alla povertà di comunità rurali ed isolate, verso le inevitabili conseguenze di una palingenesi del martirio e di una rinnovata catarsi sociale. Pur nella estrema linearità di una storia  che si articola in soli tre momenti principali e nella semplicità di una approccio naturalistico che risalta del fulgido bianco e nero del fidato Sven Nykvist, il film di Bergman non manca delle notazioni simboliche sulla transizione dall'oscurantismo della superstizione alla speranza della cristianità (il nero gufo, il vecchio stregone, la serva malfidata) come pure dall'età dell'innocenza a quella di una dolorosa esperienza della cattiveria e della brutalità umane (il bambino, la ragazza), pervendo agli esiti di una redenzione che non può che lavarsi col sangue dei suoi sgomenti e inconsapevoli carnefici. Superba prova della coppia di attori feticcio: Max von Sydow nel ruolo del padre di Karin e Gunnel Lindblom in quello di una disgraziata e addolorata Maddalena. Menzione Speciale al Festival di Cannes 1960 ed accoppiata Oscar-Globe 1961

 

 

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